Alviano. Forza e dolcezza, natura e storia, all’ombra del castello

castello di alviano

La natura incontaminata, preservata durante il boom industriale e che rese, all’epoca, questi luoghi delle aree economicamente “depresse”, è la risorsa inestimabile che ora rende Alviano ed i territori limitrofi un luogo unico.

Un’oasi naturalistica, un castello, le eccellenze enogastronomiche, le tradizioni sono il vero tesoro che arricchisce questo borgo, così come potrebbe, e dovrebbe, essere per tutta la nostra penisola.

Spicca il maestoso castello costruito nel 1500 dal capitano di ventura Bartolomeo di Alviano, che dal piccolo borgo si sposta a Venezia al servizio della Repubblica dove conquista onori e rafforza il suo potere. Sposa in prime nozze Bartolomea Orsini, sorella di Donna Clarice, moglie di Lorenzo il Magnifico ed in seconde nozze Pantasilea Baglioni. Due stanze all’interno del castello ricordano queste due unioni: la stanza dell’unicorno per Bartolomea e la stanza della Stella per Pantasilea, che dona a Bartolomeo il tanto sospirato figlio maschio, Livio; figlio che, purtroppo, morirà giovane e senza eredi, estinguendo così la casata di Bartolomeo.

All’interno del castello, negli ambienti una volta destinati a stalle magazzini, è ospitato il Museo della Civiltà Contadina. Strumenti arcaici, tradizioni antiche, rendono preziosi gli attrezzi di cui si faceva largo uso non moltissimi anni fa; il progresso tecnologico, che ormai detta ritmi forsennati, rende poetico e quasi nostalgico il ricordare quanta fatica e quanto lavoro l’umile civiltà contadina abbia sofferto, ma rende, ora più che mai, tangibile il valore di quei saperi e, perché no, di quei sapori, che oggi ricerchiamo e ricreiamo così avidamente. Strumenti per il lavoro nei campi, per l’allevamento, per la lavorazione della canapa, per la cucina e le mansioni domestiche, utilizzate da tante mani, maschili e femminili, in una società dove ognuno aveva il suo ruolo e le sue mansioni ben definite. A proposito di civiltà contadina, ad Alviano sono ancora visibili, e visitabili, le casette in creta, modesti edifici costruiti con argilla, acqua e paglia, un unicum di Alviano, abitati fino al secolo scorso.

Il Museo dei Capitani di Ventura, sempre all’interno del castello, celebra, ovviamente, la figura di Bartolomeo, grande condottiero, ingegnere militare e stratega, ma al contempo grande mecenate e uomo di cultura.

Ma le sorprese del castello non finiscono di certo qui. Il Sindaco di Alviano può vantare un ufficio come pochi suoi colleghi possono fare. Coperto da una volta che offre un’acustica perfetta (anche bisbigliando si può essere perfettamente compresi al lato opposto della sala), nel pavimento dell’ufficio si apre una ripida scala, probabilmente una via di fuga, che conduce all’esterno attraverso una piccola uscita secondaria.

Sullo splendido cortile che si apre varcando il portone di ingresso si affaccia la piccola chiesa, dedicata a San Francesco. Al suo interno è visibile un affresco che narra il miracolo delle rondini, accaduto proprio ad Alviano: il Santo, intento a parlare alla gente, invitò alle rondini a cessare il loro garrire che copriva le sue parole; le rondini, obbedienti, si zittirono finché Francesco, al termine del suo discorso, le invitò a ricominciare.

di Benedetta Tintillini

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