AAA. Cercasi cultura dell’Amore e del Rispetto. Il caso del cane Chicco

cane chicco

di Katia Cola

 

Cultura dell’amore e del rispetto. Parole ormai ignote ai più ed ignorate dai molti, valori in disuso, antichi retaggi di un intimo sentire ed esistere ormai ridotti a comportamenti demodé; rarità misteriosa insita nelle più nobili anime. Parole in disuso che piombano con violenza sulla società 2.0 dove la cultura dell’amore e del rispetto è deceduta dando il «mortal sospiro» tra like e condivisioni, tra “photoshoppati” selfie di vuoti sentimenti, tra la superficialità di un sentire sordo. Parole in disuso che piombano con veemenza nei circuiti della violenza gratuita che colpisce i deboli, che si accanisce su chi non ha né armi né corazza per difendersi:  che sia il bambino di Cardito ucciso a botte dal patrigno, una donna barbaramente picchiata o un piccolo cagnolino ucciso per divertimento.

«Cultura dell’amore e del rispetto»: sono queste le parole gridate a squarciagola da Federica Rossi, la “mamma” di Chicco, un piccolo meticcio, a cui hanno sparato con una carabina ad aria compressa. Era il 9 Febbraio, una soleggiata giornata di quelle che con tepore sembrano avvertire che la primavera è ormai alle porte, Chicco stava rientrando nella sua casa a Santa Maria degli Angeli quando un uomo dal cancello della propria abitazione ha volontariamente sparato al piccolo cagnolino. Ferito e dolorante, Chicco si è trascinato per qualche metro fino ad  accasciarsi e a morire ai piedi di due passanti che, testimoni della tragedia, hanno tentato inutilmente di soccorrerlo.

«Nel momento in cui Chicco è morto io non ero in casa; mi ha chiamata mia madre per avvertirmi e alle sue parole sono letteralmente caduta dalle nuvole. Incredula sono corsa da lui… e credo sia inutile descrivere la scena che mi si è palesata dinnanzi agli occhi. Il corpicino di Chicco inerte, i miei genitori e mio figlio distrutti dal dolore… una parte di noi non c’era più. Se ne era andata per sempre. Sarei voluta correre da quell’uomo, guardarlo negli occhi, vedere la sua faccia e chiedergli il perché» ha dichiarato Federica.

L’autore del macabro gesto è stato immediatamente individuato dai Carabinieri che, allertati, sono intervenuti prontamente. «Perquisendo l’abitazione dell’uomo le forze dell’ordine hanno ritrovato l’arma utilizzata per sparare a Chicco: una carabina ad aria compressa di libera vendita e detenzione munita di ottica di precisione» ha aggiunto Federica con la voce rotta dal dolore.

A quanto pare l’uomo si sarebbe giustificato affermando che non era sua intenzione uccidere Chicco, e che, anzi, stesse mirando ad una albero della strada: questo è quanto ci racconta Federica, affermazione che, se vera, ci asteniamo dal commentare.

Attualmente il corpicino del piccolo Chicco si trova presso gli uffici dell’E.N.P.A. per ulteriori accertamenti autoptici. «Niente e nessuno potrà ridarmi indietro Chicco. Quello che voglio ora è che quell’uomo paghi e ritorni in auge la cultura del rispetto e dell’amore.

Termini come cultura, rispetto ed amore riguardano tutti e dovrebbero far riflettere sulle regole e sui valori che sono andati persi, su come l’insolenza e il sopruso stiano diventando comportamenti abituali, accettati e a volte persino giustificati» ha concluso Federica. E’ un urlo di rabbia, questa «cultura dell’amore e del rispetto», che vale per ogni persona e per ogni creatura, perché definisce quel confine oltre il quale dimora la crudeltà.

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