Castelbuono: un villaggio fuori dal tempo

castelbuono

di Benedetta Tintillini

 

A due passi da mète celeberrime e frequentatissime come Assisi o Bevagna, o contemporanee e glamour come il Carapace di Arnaldo Pomodoro, giace il piccolo paesino di Castelbuono, un villaggio dove, passeggiando, ti spetteresti di incrociare un elfo o una fata.

Ad un altitudine di 400mt sul livello del mare, bastano le dita delle nostre mani per contarne gli abitanti.

Si arriva con l’automobile sino ad una piccola piazzetta, chiamata, non per nulla, Piazzetta della Pace, e ci si incammina fra i giardini e le viuzze, non saprei dire, perché gli spazi pubblici si confondono con quelli privati.

Tutto è piccolo qui: le stradine, le scalette… e tutto si fonde con la natura. E con l’arte. Tra una Maestà quattrocentesca appena fuori le mura del castello, posta lì a salutare il viandante e proteggerlo nel suo cammino, ed un edicola con un affresco raffigurante una Crocifissione, ci si imbatte nelle opere di artisti contemporanei che hanno contribuito alla realizzazione del Parco della Scultura di Castelbuono.

Un’atmosfera magica e surreale ci accompagna passeggiando per i vicoli pavimentati con un affascinante basolato usurato dal tempo, notiamo che gli abitanti lasciano  la chiave infilata nella serratura dell’uscio di casa se non, addirittura, la porta aperta. All’interno di un locale la cui porta è, appunto, aperta, mi sembra di scorgere un Babbo Natale fuori stagione (ecco dove viene a svernare! – penso-). Il signore intento alla sua occupazione ci saluta cordialmente e ci invita ad entrare. Non credo sia molto frequente incontrare facce nuove in paese… L’affabile signore dall’aspetto familiare è Andrew Stevenson, di nazionalità inglese, venuto a popolare la piccola frazione insieme alla sua consorte finlandese, circa vent’anni fa…. Com’è strana la vita, penso… da così lontano sono partiti per venire a vivere in un posto come questo…  Inizia la nostra conoscenza: Andrew è un artista, e sta realizzando una scultura in legno di ulivo che rappresenta il Nazareno nel momento in cui viene preso giù dalla Croce.

Dai suoi racconti traspare la serenità e la gioia di vivere in un posto come questo, la creatività che contribuisce alla piena realizzazione del suo progetto di vita, l’entusiasmo con il quale ci mostra e ci racconta la storia del suo particolare giardino, pieno di cose, vissute e rivissute, rielaborate per una nuova vita: una vecchia chitarra fa da spalliera ad una sedia, i gradini in ferro, avanzati da una scala a chiocciola sono diventate campane che si muovono al vento, attaccate al ramo di un grande albero.

Andrew ci invita caldamente ad incontrare Anna, la più “vecchia” abitante di Castelbuono, venuta ad abitare in paese da quando ha sposato un uomo del posto, e mai più ripartita. Sarà un piacere tornare, per conoscere Anna, per vedere l’opera di Andrew finalmente conclusa, per scoprire nuove storie.

E tutt’intorno la pace, il verde, la bellezza della natura e dell’arte che ad essa si ispira: una mèta piccola ma non secondaria, che dona serenità ed al tempo stesso spunti di riflessione, sui veri valori che dovrebbero accompagnare ed essere al centro delle vite di ognuno di noi.

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