Curiosità e passione, il Dottori ritrovato: quando la Cultura è donna

nicoletta spagnoli

di Benedetta Tintillini

 

Una nuova tessera si aggiunge al mosaico culturale della nostra regione: è stato recentemente inaugurato e presentato alla stampa un ciclo di pitture realizzate da Gerardo Dottori, riscoperte e restaurate all’interno dello stabilimento perugino dell’azienda Luisa Spagnoli S.p.A.

La curiosità, come recita il titolo, che anima la voglia di conoscere e valorizzare il nostro patrimonio, ha spinto la dottoressa Francesca Duranti, storica dell’arte e vice-presidente degli Archivi Dottori, ad analizzare con attenzione un documentario prodotto dalla Rai, alla ricerca di conferme riguardo ad una probabile collaborazione tra Mario Spagnoli e Gerardo Dottori. Nel lungo filmato realizzato per il ciclo “La Storia siamo Noi”, la dottoressa Duranti ha individuato alcuni fotogrammi d’epoca che ritraevano la “Piazzetta degli Artigiani”, all’interno della fabbrica Luisa Spagnoli, come abbiamo la fortuna di poterla di nuovo ammirare oggi: adorna delle opere realizzate dal grande futurista perugino.

Nicoletta Spagnoli, Presidente ed Amministratore Delegato della Luisa Spagnoli S.p.A., dal canto suo, ha subito accolto con entusiasmo la proposta di approfondire le ricerche ed iniziare i saggi, per meglio capire quanto si potesse recuperare delle decorazioni presenti all’esterno delle botteghe artigiane.

Un pool di restauratrici, composto da Alessia Fumi ed Annamaria Mantucci, è intervenuto sulle pareti imbiancate, per riportare alla luce, ed alla memoria, il ciclo pittorico voluto dalla mente illuminata di Mario Spagnoli, figlio di Luisa e nonno di Nicoletta, che costruì la Città dell’Angora e diede vita al colosso della moda del quale attualmente Nicoletta è a capo.

Mario Spagnoli ereditò dalla madre il concetto di luogo di lavoro a misura d’uomo (e soprattutto di donna), introducendo in azienda servizi essenziali (ed impensabili per l’epoca) come l’asilo, il pediatra e la biblioteca, posti all’interno di edifici accoglienti e funzionali, che fossero anche di stimolo per i lavoratori e le lavoratrici; in questa ottica, la presenza dell’arte nel luogo di lavoro, non può che produrre effetti benefici e positivi su chi, più o meno consciamente, di quell’arte fruisce.

Mario Spagnoli commissionò il ciclo di pitture a Dottori, che le realizzò nel 1947, anno di costruzione della Città dell’Angora, quando le sue fortune come artista esponente del Futurismo erano ormai al declino. Dottori iniziò, in effetti, la sua attività come decoratore di interni, attività di cui non ha mai fatto mistero e di cui non si è mai vergognato, ritenendola, nonostante il suo successo artistico, la sua attività principale.

Il recupero delle opere si è rivelato particolarmente complesso, sia a causa della tecnica pittorica, le pitture non sono state realizzate da Dottori con la tecnica dell’affresco, ma utilizzando le pareti come una tela, dipingendo quindi “a secco”; sia per la vernice utilizzata per coprire le pitture, che, facendo forte presa sullo strato sottostante, ha reso ancora più delicati e complesso il lavoro di recupero.

Contemplando il ciclo pittorico, avviandoci verso la Piazzetta, la prima opera che possiamo ammirare è una Madonna con Bambino assisa in trono con due angeli adoranti sorreggenti un drappo, l’impostazione dell’opera richiama immediatamente alla memoria le Maestà trecentesche, sia per la postura dei personaggi, sia per lo sfondo giallo che incornicia la Sacra Conversazione, che rimanda agli ieratici sfondi oro delle celeberrime pale d’altare.

Proseguendo il cammino, la prima bottega che si incontra è quella del Fabbro; è da notare che, oltre alle opere poste alla sinistra delle porte d’ingresso, sopra la porta di ogni bottega è presente un cartiglio, ognuno con schemi decorativi e caratteri di scrittura diversi, con l’indicazione del mestiere che veniva svolto all’interno.

Santa Lucia, protettrice dei fabbri, è il soggetto scelto per la prima bottega, accanto alla sua figura, un mantice che ravviva una brace ardente è segno inconfondibile del lavoro del fabbro. Segue poi la Segheria, contraddistinta dalla rappresentazione di seghe di varie tipologie, mentre la bottega del Falegname non poteva non avere rappresentato San Giuseppe, con il suo banco di lavoro ed un cartiglio contornato da trucioli tridimensionali; la bottega del Pittore è arricchita dalla presenza di San Luca intento ad una tela sul cavalletto, mentre lo Stagnaro ha, come simbolo, una bombola dalla quale si sprigiona una esplosione dai caratteri inequivocabilmente futuristi.

Nonostante non siano stati, a tutt’oggi, ritrovati dei documenti che attestino la commissione, il tratto di Dottori è inequivocabile, nella sua personalissima e raffinata tecnica puntinista oltre che nel tratto futurista, riconoscibile da alcuni particolari come la già citata “esplosione” della bottega dello stagnaro.

Oltre all’enorme importanza che questa nuova scoperta riveste per Perugia, per la regione, e per l’Italia tutta, mi piace sottolineare come, tutto ciò, sia stato originato e portato avanti da donne di indubbia capacità, sensibilità ed intelligenza. Non sarà mai sufficiente sottolineare quanto sia eccezionale la figura di Luisa Spagnoli, dalla quale tutto questo ha origine, donna di una intelligenza e lungimiranza fuori dall’ordinario, che ha saputo credere nelle proprie capacità in un’epoca dove le donne non godevano di alcuna considerazione (e ancora molto c’è da fare), che ha saputo vedere oltre con intuizione e caparbietà, dando vita a ben due fabbriche, come la Perugina e la Luisa Spagnoli, ancora di enorme successo.

L’intraprendenza e la sensibilità di Nicoletta Spagnoli hanno permesso la restituzione, alla cultura italiana, di una pagina importante del suo recente passato, donando alla Piazzetta degli Artigiani il suo aspetto originale; è stata infatti ripristinata l’originale pavimentazione e l’illuminazione, mentre Nicoletta stessa ci svela di voler restituire il locale della biblioteca, che si affaccia anch’esso, con la sua targa sopra la porta, sulla Piazzetta, alla sua originaria destinazione ad uso dei dipendenti.

L’intuizione e la passione per l’arte di Francesca Duranti, grazie al suo bagaglio di conoscenze, ha reso possibile il recupero delle opere, insieme alle capacità delle restauratrici che, con estrema competenza, hanno restituito alle pitture il loro originale splendore.

Insomma, possiamo dire che l’eredità di Luisa è stata degnamente raccolta, e che fortunatamente, anche in questo caso, la cultura è donna.

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