Lugnano in Teverina: il borgo con l’archeologia nel DNA

poggio gramignano una quantum

di Benedetta Tintillini

 

E’ recentissima la notizia, di cui si era persa memoria e che ha lasciato attoniti i lugnanesi stessi, che proprio questo piccolo borgo ha dato i natali ad uno dei più importanti archeologi del ‘900: Raniero Mengarelli.

Mengarelli nacque infatti a Lugnano nel 1865, fu geometra con studi di ingegneria, e ricoprì cariche rilevanti nei lavori di scavo di molti siti archeologici tra le Marche ed il Lazio, tra i quali ricordiamo Sentinum, Vulci e Cerveteri, collaborando anche al riordino del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma. 

Fervono a Lugnano le ricerche su questa figura che contribuisce a dare lustro a questo piccolo centro dell’amerino, ma non sono le sole: il sito archeologico della villa rustica di Poggio Gramignano è stato, l’estate scorsa, oggetto di una nuova campagna di scavo dopo quella di 25 anni fa condotta dal prof. Soren e tornerà, anche la prossima estate, ad essere indagato da parte delle università statunitensi dell’Arizona, Stanford e Yale.

Come già ampiamente illustrato nel mio precedente articolo su Poggio Gramingano, i resti dei 49 bambini rinvenuti in alcuni vani della villa, adibita, dopo il suo abbandono, a necropoli, hanno permesso di capire, grazie all’estrazione del DNA dai loro resti, che le morti, avvenute in un lasso di tempo molto ravvicinato, erano state causate da un’epidemia di malaria.

Gli scavi della scorsa estate, come mi spiega l’archeologo (questa volta contemporaneo!) lugnanese Roberto Montagnetti, hanno proseguito le ricerche sia riguardo alla topografia del sito, sia riguardo lo studio dei resti umani, grazie anche ad una nuova tecnica di indagine, meno invasiva, complessa e costosa dell’estrazione del DNA, messa a punto da una ricercatrice dell’università di Yale. Tale analisi si basa, attraverso l’osservazione di una immagine ingrandita del reperto, sulla individuazione della emozoina, un pigmento malarico che si deposita sulle ossa sotto forma di granuli. Tale indagine è stata quindi una degli scopi principali della campagna di quest’anno, dovendo essere effettuata su tutti i resti trovati durante la prima fase di scavo e sugli eventuali nuovi ritrovamenti.

La campagna di quest’anno non ha portato alla scoperta nuove sepolture, ma resti umani appartenenti si presume a 1/3 individui sono stati rinvenuti sparsi nella stratigrafia oltre ai resti di cuccioli di cane, bolli laterizi, una moneta, ed un piccolo vaso in pasta vitrea da riferire ad una sepoltura infantile.

Riscrivere la storia: riuscire a provare la presenza di una aggressiva epidemia di malaria nel V secolo a Lugnano permetterebbe di riscrivere un passo importante della nostra storia: verrebbe confermata la teoria che gli attacchi dalle popolazioni barbare, e di Attila in particolare, non risparmiarono Roma grazie all’intervento del papa, ma furono fermati da una epidemia devastante.

Come sempre però, le risposte sollecitano nuove domande: dove è situato il cimitero degli adulti? Nella villa sono state rinvenute esclusivamente spoglie di bambini, molto quindi c’è ancora da scoprire.

Le nuove tecnologie applicate all’archeologia stanno giocando, anche a Poggio Gramignano, un ruolo essenziale: l’uso del georadar ha permesso di scandagliare le strutture murarie ancora sepolte, è stata quindi accertata la presenza, sotto lo strato di terra e detriti, di altri ambienti; un drone ha permesso di osservare dall’alto la crescita anomala della vegetazione che ha rilevato la presenza di un ambiente rettangolare molto ampio, di circa 200 metri di lato.

Il lavoro fatto la scorsa estate è stato quindi quello di studio, ricatalogazione e conservazione dei reperti ritrovati venticinque anni fa con gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie.

Molto interessante è la figura dell’archeozoologo. Grazie ai suoi studi si può capire quale fauna fosse presente nella villa e a quale scopo: allevamento, consumo, compagnia, guardia o, come si è visto a scopi magici ed esoterici. E’ quest’ultimo il caso dei cuccioli di cani o parti di essi che sono stati rinvenuti accanto alle sepolture dei bambini. Oltre a questi, i ritrovamenti hanno interessato ossa di pulcini, caprini (prevalentemente allevati come fonte di latte), cavalli, oltre a roditori che, probabilmente, delle rovine fecero la loro tana.

 

 

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