Salviamo la Miniera e le campagne di Muglia e Monte Piatraperciata

muglia

Il Comitato No Discarica #restiamopuliti di Centuripe attraverso l’associazione SiciliAntica ha consegnato alla Soprintendenza BB.CC.AA di Enna e all’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana la richiesta di vincolo per la Miniera e le campagne di Muglia e Monte Piatraperciata.

Il comitato ha ripreso quanto emerso durante il consiglio comunale aperto dello scorso 22 novembre e cioè la necessità di salvaguardare, per le generazioni future, ambienti di pregio ambientale come le campagne di Muglia. Tale proposta è stata accolta con positivo clamore da parte della cittadinanza di Centuripe che, allarmata dal catastrofico progetto di costruire un impianto per la lavorazione dei rifiuti di mezza Sicilia, ha dimostrano di essere estremamente sensibile al rispetto della natura e della storia del proprio territorio. Infatti: In una Regione in cui tutti tanti vogliono evitare i vincoli Centuripe chiede con forza di vincolare il suo prezioso paesaggio.

Effettivamente la Vallata di Muglia è oggi uno dei pochi ambienti rimasti integri e incontaminati della Sicilia. Il fenomeno dello spopolamento delle campagne avvenuto nel dopoguerra ha di fatto congelato il paesaggio così come si è evoluto nel corso dei secoli fino agli anni Cinquanta del Novecento. Il mancato rientro nelle campagne e la scarsa antropizzazione  ha inoltre impedito la costruzione di abitazioni moderne, nella valle, infatti, è completamente assente la presenza di recenti costruzioni e tutte le abitazioni sono, di fatto, testimonianze importanti della civiltà contadina siciliana.  Le strutture in pietra, oltre ad essere testimoni della storia del mondo agreste siciliano sorgono su straordinarie colline argillose rimandando visivamente ad ambienti  già noti e tutelati come le Crete Senesi o la Val D’Orcia. Oltre alle piccole abitazioni, in tutta l’area sussistono insediamenti più complessi come le Masserie, con le case dei massari, i bagli interni e le case dei braccianti. In alcune di esse sorgono anche vere e proprie cappelle religiose, in una armoniosa sintesi tra natura incontaminata e presenza umana. Le abitazioni inoltre sono circondate da importanti coltivazioni di cereali, alberi da frutto e ulivi, ancora oggi attive e floride. Per la sua estrema fragilità e soprattutto per la sua caratteristica che ne costituisce un Unicum in Sicilia tutta l’area necessita subito di un  piano  di tutela oltre al recupero delle strutture esistenti. Il territorio confina inoltre con una zona di colline calanchitiche, famose in tutto il mondo e già fortunatamente vincolata.

Nel territorio di Muglia sorgono anche gli imponenti resti di una  Miniera di zolfo. Centuripe è stato uno dei comuni siciliani più importanti per la produzione di questo importante minerale. All’inizio del Novecento la produzione era talmente sviluppata che aveva attratto un flusso di manodopera tale da determinare un vero e proprio importante incremento demografico; nel 1921 i residenti  nel comune erano oltre 15.000. Le miniere attive sul territorio centuripino erano sette,  di queste la miniera di Muglia era una delle più grandi e produttive. La data di inizio dell’attività mineraria risale agli anni Venti dell’Ottocento. Di proprietà dei baroni Spitaleri, la miniera era annoverata tra le 46 che superavano la produzione annua di 2.000 tonnellate, grazie ad una vera e propria strategia industriale che lasciava indivisi i campi minerari permettendo di sfruttare al massimo l’attività estrattiva. Nel 1865 la miniera  è visitata da Elisee Reclùs, geografo  francese che annota nel suo taccuino l’estrema precarietà dei lavoratori – descritti come veri e propri schiavi –  e la durezza della vita nella miniera con sua atmosfera soffocante e dall’aria irrespirabile. Il geografo testimonia comunque, nonostante tutto, l’efficienza dell’impianto: La proporzione del solfo contenuto nelle vene della cava di Centorbi è di circa il sei per cento. La solfatara mette in commercio venticinque mila quintali circa all’anno,- cioè quasi la cinquantesima parte del prodotto annuale di tutta la Sicilia. Nel 1881 a causa di un allagamento della miniera perdono la vita 9 operai.   Il 30 marzo 1882 il barone Spitaleri, nomina l’ingegnere francese Antonio Calamel, inventore di forni di raffineria di zolfo, direttore ed amministratore della miniera. Il Calamel in una nota del 23 marzo 1883, notifica la messa in sicurezza della miniera e l’esclusione dei ragazzi sotto i dieci anni dai lavori sotterranei della miniera. Nonostante le riforme del direttore francese, che cesserà la sua attività nel 1888, le condizioni di lavoro dei minatori di Muglia sono sempre state tra le peggiori di tutta la Sicilia. Le misere condizioni economiche in cui vivevano i minatori, sfruttati in modo sistematico, erano aggravate spesso dalla diffusione di malattie epidemiche.  La miniera è stata chiusa negli anni  Cinquanta del Novecento.  La miniera di Muglia, oggi è in uno stato di completo abbandono, l’imponente ciminiera che sovrastava la grande  fornace è implosa recentemente a causa dell’incuria. Nonostante tutto sopravvivono ancora importanti strutture dell’antico complesso minerario.   Dell’impianto sono ancora ben visibili, oltre la grande fornace, i ruderi dei calcheroni e dei forni. Sul lato opposto dell’area estrattiva sussiste, in uno stato di degrado, un grande centro direzionale con i resti di abitazioni, uffici e una cappella.  Per la sua importanza nella storia mineraria della Sicilia, per le vicende umane che sono state coinvolte, per l’alto valore antropologico, culturale, sociale ed economico la miniera di Muglia merita di essere inserita nell’elenco dei beni culturali da tutelare e dove è possibile anche interessata da un progetto di recupero e valorizzazione di archeologia industriale. Essa infatti è la custode silenziosa della storia di una comunità, della sua sofferenza ma anche della sua ricchezza, radice di un passato segretamente conservato nel sottosuolo. Il recupero di un sito così importante permetterebbe anche di documentare, alle future generazioni, quei 150 anni di storia della Sicilia durante i quali è stata il più importante produttore di zolfo al mondo.

A fondo valle svetta infine, in tutta la sua bellezza, il Monte Pietraperciata, tutta l’area è già mappata dalla Soprintendenza tra le aree di interesse archeologico del Comune di Centuripe. Pietraperciata prende il nome da una roccia arenaria che si staglia maestosa per l’altezza di un centinaio di metri ed orientata in senso E-O-, suggestivamente traforata, oltre che da strutture alveolari generate da fenomeni di corrasione eolica, anche da cavità naturali e da poche altre tre escavazioni artificiali a pianta irregolarmente ellittica, in cui sembra di riconoscere antiche tombe a grotticelle pesantemente degradate dagli agenti atmosferici. La zona fu anche teatro di scontro bellico durante la campagna di Sicilia del 1943. Ciò è testimoniato da schegge di bombe sparse sul terreno e dalla firma incisa sulla roccia  da un soldato tedesco (Muller Hugo). Nella vicinissima contrada Cuba il taglio di una vecchia strada ha messo in luce, inoltre, due tombe a tumulo in muratura, di età imperiale, di un tipo finora non documentato a Centuripe.

Nel 2008 i soci di SiciliAntica, sotto la sorveglianza dell’Archeologo Giacomo Biondi del CNR (autorizzazione Soprintendenza prot.n.729/STAFF del 18/03/2008), hanno completato lo scavo archeologico delle tombe trasmettendo alla soprintendenza la relazione e le foto delle operazioni sopra descritte, scavi precedenti hanno fatto rinvenire preziosi suppellettili custoditi nel Museo Archeologico di Centuripe.

Il comitato e la cittadinanza di Centuripe si augurano che la Soprintendenza riconosca finalmente l’importanza  di questo straordinario territorio che è  uno dei pochi integri in Sicilia. La salvaguardia potrà inoltre far nascere progetti di recupero e valorizzazione con il conseguente  sviluppo eco sostenibile di tutta l’area tenendo lontano speculazioni edilizie o ancora peggio progetti che distruggono l’ambiente in modo irreversibile.

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