Mostre in mostra. A Roma il progetto espositivo di Daniela Lancioni

mostre in mostra

Il Palazzo delle Esposizioni presenta dal 30 maggio Mostre in mostra un progetto espositivo a cura di Daniela Lancioni, promosso da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale e organizzato dall’Azienda Speciale Palaexpo.

Intento della rassegna è dare voce alla pluralità delle figure e dei luoghi che a Roma, dalla metà del secolo scorso in poi, hanno saputo rinnovare, ogni volta in maniera diversa, la vocazione contemporanea della Città. L’iniziativa verrà ripetuta ogni anno al Palazzo delle Esposizioni con approfondimenti su protagonisti e spazi espositivi diversi.

In questa prima edizione verranno riproposte, nelle sale che ruotano intorno alla rotonda, sei mostre di rilievo che si sono tenute a Roma nei singoli decenni tra gli anni Cinquanta e gli anni Duemila: Titina Maselli, Galleria La Tartaruga 1955; Giulio Paolini, Galleria La Salita 1964; Fabro. Concetto spaziale d’après Watteau, 1967-71 / Corona di piombo, 1968-71 / L’Italia d’oro / Alluminio e seta naturale, 1971, rassegna “Informazioni sulla presenza Italiana” a cura di Achille Bonito Oliva, Incontri Internazionali d’Arte 1971; Carlo Maria Mariani. La costellazione del Leone, Galleria Gian Enzo Sperone 1981; Jan Vercruysse. Tombeaux (Stanza), Galleria Pieroni 1990; Myriam Laplante. Elisir, a cura di Lorenzo Benedetti e di Teresa Macrì, Fondazione Volume! e The Gallery Apart 2004.

Le oltre sessanta opere in esposizione in Mostre in mostra, tra dipinti, sculture e installazioni, offriranno ai visitatori la possibilità di riscoprire, in una sorta di passeggiata nel tempo, i paesaggi espositivi di una Città nella quale l’arte contemporanea incide da molti decenni in maniera significativa.

Una selezione di fotografie di Sergio Pucci, fotografo che dalla metà degli anni Cinquanta ha documentato le opere d’arte presso gli studi degli artisti o in mostra, lavorando per gli amici (Ettore Colla, Pericle Fazzini, Leoncillo, Bice Lazzari, tra gli altri) o per le gallerie (tra le altre La Salita, Giuliana De Crescenzo, Dell’Oca, Mario Diacono, Primo Piano), arricchirà le narrazioni della rassegna e fornirà un importante contributo alla rievocazione storica del periodo in esame.

Il percorso attraverso le mostre avrà inizio con le poderose immagini di città dipinte da Titina Maselli a New York e mostrate da Plinio De Martiis e Ninnì Pirandello a La Tartaruga nel 1955.

Grazie alla collaborazione della Fondazione Giulio e Anna Paolini e ai prestiti provenienti da importanti collezioni, verrà riproposta la prima mostra personale di Giulio Paolini – che ebbe luogo nel 1964 in un’altra delle gallerie celebri di Roma, La Salita – riallestita in questa occasione dallo stesso artista.

Di Luciano Fabro, grazie al supporto dell’Archivio Luciano e Carla Fabro, sarà raccolto l’impressionante insieme di opere con il quale l’artista rispose nel 1971 all’invito di Achille Bonito Oliva a esporre prima alla 7a Biennale di Parigi e poi nella appena nata associazione Incontri Internazionali d’Arte.

Con il grande quadro di Carlo Maria Mariani, oggi conservato a La Galleria Nazionale di Roma e in origine esposto da Gian Enzo Sperone nel 1981, saremo alla presenza di un nuovo modo di intendere la pittura e la storia, invitati a condividere l’elogio degli artisti, dei critici e dei galleristi, allora protagonisti della scena romana, ritratti nel dipinto.

Una sensibilità del tutto diversa sarà quella che dominerà lo spazio dedicato a Jan Vercruysse e ai suoi Tombeaux, severi simulacri di memorie segrete, esposti nella Galleria Pieroni nel 1990 e oggi ripresentati con la collaborazione della Fondazione intitolata all’artista scomparso.

La mostra di Myriam Laplante, “Elisir” del 2004, curata da Lorenzo Benedetti e da Teresa Macrì, promossa dalla The Gallery Apart e dalla Fondazione Volume! e da quest’ultima ospitata, concluderà il percorso con un’immersione nella immaginazione paradossale e avvincente dell’artista, fiabesca e mordente al tempo stesso.

Il progetto Mostre in mostra si inserisce nel dibattito corrente sulla possibilità di storicizzare l’arte contemporanea scegliendo di assumere come principale punto di osservazione il momento espositivo e così dare valore alle circostanze nelle quali l’opera diventa cosa pubblica e condivisa.

La ricostruzione delle mostre, come verrà riproposta al Palazzo delle Esposizioni, sebbene condotta con gli strumenti della filologia (attraverso i documenti dell’epoca, le testimonianze, il repertorio fotografico, timbri e altri segni che le opere stesse recano), non in tutti i casi sarà strettamente fedele. Più dello studio archeologico, interessa riconoscere l’importanza delle singole opere oggi e il significato che esse acquistano nella visione corale di una mostra: una deroga alla filologia fatta anche in nome delle metamorfosi che alcune opere hanno subito nel tempo per via della loro “musealizzazione”, ma spesso anche per volere dei loro autori.

Slittamenti, aggiunte, assenze, metamorfosi, si cercherà di motivare e analizzare ogni scelta, evidenziando, mostra per mostra, nodi, assetti pratici e teorici che attengono alle opere o agli autori o alla ricostruzione storica, auspicando di aprire un confronto su questi temi al quale tutti sono invitati a partecipare.

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