Sanità: donatori sangue, ancora troppo pochi i giovani

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Sono oltre 1.700.000 i donatori di sangue italiani e il loro contributo al nostro sistema sanitario è fondamentale perché consente di garantire, su tutto il territorio nazionale, le terapie trasfusionali. Oggi la maggioranza dei donatori ha tra i 30 ed i 55 anni, una componente destinata a ridursi in modo significativo nei prossimi decenni stando alle proiezioni demografiche. La percentuale di giovani sul numero totale di donatori, nel 2015, si attesta al 31,67% (13,9% 18-25 anni, 18,28% 26-35 anni) è ancora troppo bassa. Se si considerano i dati sull’invecchiamento della popolazione, infatti, tra il 2009 e il 2020, la riduzione dei donatori è stimata nel 4,5%.

Sono alcuni dati del Report 2015 diffusi all’Istituto superiore di Sanità, durante la giornata d’incontro “La vitale cultura del dono e il sistema sanitario in Italia”, organizzata dal Centro nazionale sangue in collaborazione con le associazioni e Federazioni dei volontari italiani del sangue, Avis, Croce Rossa, Fidas, Fratres, in occasione delle iniziative per la Giornata mondiale del donatore di sangue, che si celebra ogni anno a metà giugno.

Dunque “è necessario agire con consapevolezza di fronte a questa prospettiva per assicurare il ricambio generazionale”, afferma Vincenzo Saturni, coordinatore protempore Civis (Coordinamento interassociativo volontari italiani sangue). “Tutti gli attori del sistema sangue – continua – devono lavorare in sinergia in considerazione dalla rapida trasformazione demografica e sociale che è in atto nel nostro Paese. Una cultura del dono si esprime anche attraverso una attenta capacità di programmazione nazionale e locale delle attività di raccolta”. Nel 2015, indica il Report, in Italia sono stati prodotti 2.572.567 unità di globuli rossi, 276.410 di piastrine e 3.030.725 di plasma. Sono stati trasfusi 8.510 emocomponenti al giorno e curati 635.690 pazienti (1.741 al giorno).

“L’83% dei donatori italiani dona in maniera periodica, non occasionale – spiega Giancarlo Maria Liumbruno, direttore del Centro nazionale sangue – Questa fidelizzazione è fondamentale per via del legame molto stretto che esiste tra donazione volontaria, consapevole e non remunerata e qualità del sangue in termini di sicurezza. Grazie ai donatori l’Italia è un Paese autosufficiente già da diversi anni e normalmente esiste una situazione di bilancio positivo tra numero di unità di sangue ed emocomponenti donate e fabbisogno a livello locale”.

“Nel periodo estivo – continua il direttore del Cns – alcune Regioni possono trovarsi in situazioni di carenza ma il sistema è strutturato in modo tale da garantire la copertura dei bisogni trasfusionali attraverso lo scambio interregionale. E’ importante sottolineare che il sangue è una risorsa biologica limitata e, nel rispetto dei donatori, è necessaria una forte attenzione non solo agli aspetti produttivi ma anche all’appropriatezza dei consumi e alla gestione delle scorte”.

Due giovani donatori , Agar Agalliu e Elia Carlos Vazquez, di origine, rispettivamente, albanese e argentina, hanno raccontano la propria esperienza. “Credo sia fondamentale che sia i nuovi italiani che gli immigrati donino sangue – dice Vasquez – perché hanno un’età media di circa 30 anni e sono in crescita demografica. Sappiamo che non esiste alcuna distinzione di cittadinanza ma, al contrario, il sangue è uguale per tutti. I gruppi sanguigni però sono distribuiti in maniera differente nelle diverse etnie e popolazioni, dunque è importante sensibilizzare verso la donazione tutti i membri appartenenti a una comunità. Il gesto della donazione è un primo strumento che aiuta a riflettere, aumentare la propria consapevolezza, costruire amicizie e collaborazioni. Tutto questo facilita l’integrazione sociale”.

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