Agricoltura e tecnologia: è umbra Serranova, la serra del futuro

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Todi è al centro dell’attenzione del settore florovivaistico per l’arrivo, all’Istituto Agrario di Todi, di Serranova, una serra futuristica che è innanzitutto un prodotto ad altissima tecnologia, peraltro completamente made in Umbria, oltre ad essere un oggetto architettonico di grande interesse. Serranova è un condensato di pura innovazione nel campo della coltivazione di ortaggi e verdure. Non a caso è fresca vincitrice della menzione speciale al premio “Ecotechgreen” assegnato alla 69esima edizione di FlorMat, il salone internazionale del florovivaismo a Padova.

Il progetto, frutto dell’esperienza dello studio dell’architetto e designer Stefano Chiocchini, si caratterizza per la realizzazione di una serra modulare che utilizza un metodo di stimolazione naturale che usa la fotoluminescenza per aumentare, fino a 3 o 4 volte la norma, la crescita dimensionale delle piante, garantendo al contempo la riduzione dei rischi di attacco da parassiti e malattie senza ricorso ad antiparassitari chimici. Un risultato che viene ottenuto mediante l’attivazione di un fungo/microrganismo sito nel vaso di coltivazione e di un sistema di depurazione e purificazione dell’aria che ne garantisce la salubrità da pollini e sospensioni aeree.

Pensata in dimensione standard in container per un veloce premontaggio e trasporto, è energeticamente e idricamente autosufficiente, grazie a pannelli solari e a vasche integrate di recupero dell’acqua piovana. Oltre all’accesso controllato con scheda elettronica, la serra è dotata di un alto livello di controllo domotico locale e remoto. Un progetto, dunque, ecosostenibile e perfettamente green, frutto di un fortunato connubio di ricerca e sperimentazione, che non ha trascurato neppure gli aspetti più estetici.

“Serranova – spiega l’architetto Chiocchini – può essere utilizzata come orto a “metri zero” per ristoranti e agriturismi, sia per l’autoproduzione e la produzione a fini di vendita, per edifici condominiali e parchi urbani e di quartiere a servizio degli abitanti, ma anche per singoli privati che abbiano una piccola zona a giardino dove poter coltivare in modo eccellente vegetali senza dover impiegare grandi superfici e con la garanzia del risultato finale”. In nemmeno 30 metri quadrati può ospitare circa 600 vasi.

Quello arrivato all’Istituto Agrario, venuto in contatto con il progetto nella sua fase embroniale, è un prototipo utilizzato per le sperimentazioni. Visti i risultati è già in produzione una versione più avanzata che integra ed ottimizza le innovazioni introdotte, a partire dal sistema di fotoluminescenza, che è il cuore dell’invenzione e che è passato dai teli di tessuto-non tessuto trattati con rari alluminati inorganici presenti in natura al rivestimento “vetrato”.

L’Istituto Agrario intende dotarsi della Serranova nel 2019, nell’ambito del progetto di sostituzione e riqualificazione dell’area serre risalente agli anni Sessanta. Il prototipo è intanto a disposizione di docenti e studenti per lo studio e le esercitazioni, ma anche delle centinaia di ex allievi in procinto di tornare per l’annuale incontro in programma domenica 7 ottobre, quando per l’intera giornata progettisti ed esperti saranno a disposizione del pubblico per illustrare la serra del futuro.

 

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