Spazio: l’Italia protagonista sull’ISS con l’esperimento ARTE

stazione spaziale iss

Anche se al momento non ci sono astronauti italiani a bordo della ISS, la Stazione spaziale internazionale, il nostro Paese resta protagonista della ricerca scientifica sul laboratorio orbitante.

Nel modulo americano Destiny, infatti, è stato condotto con successo l’esperimento ARTE (Advanced Research for passive Thermal Exchange), un dimostratore tecnologico di raffreddamento “passivo” – cosiddetto heat pipe – progettato e realizzato con il coordinamento dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) dall’azienda torinese Argotec, già famosa per la produzione del cibo spaziale per gli astronauti europei.

L’esperimento è durato circa 6 ore e si è svolto sotto il controllo degli ingegneri italiani che hanno seguito le operazioni in diretta dal Mission Control Centre di Argotec a Torino. Ora sono al lavoro per confrontare il controllo dei risultati raccolti.

Le heat pipe sono dispositivi di raffreddamento che sfruttano il cambio di fase del fluido contenuto all’interno di un tubo per trasferire calore da una zona calda (per esempio l’elettronica di bordo) a una zona dove questo calore può essere dissipato verso l’esterno.

Nell’ambito del trasferimento del calore, le soluzioni passive rispondono all’esigenza di sistemi che non richiedano intervento umano e semplifichino le operazioni di manutenzioni in caso di guasti che occorrono con frequenza minore rispetto ai sistemi attivi piuttosto complessi usati oggi sull’Iss e che necessitano di continua manutenzione nonché di eventuali sostituzioni in caso di rotture.

Le quattro heat pipe, cuore dell’esperimento italiano, contengono fluidi di lavoro a bassa tossicità così da rendere i dispositivi adatti a moduli e veicoli abitati, anche in missioni che prevedono viaggi molto lunghi a distanze notevoli dalla Terra.

ARTE è giunto a bordo della Stazione il 23 marzo, trasportato dalla navetta cargo Cygnus (anch’essa costruita in Italia, dalla Thales Alenia Space), lanciata dalla compagnia aerospaziale privata americana Orbital. Alla sua realizzazione ha partecipato anche il Politecnico di Torino che ha progettato i componenti elettronici.

 

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