Bambini non vedenti si formano e diventano autonomi grazie allo sport

Bambini al tiro con l'arco

Mentre un gruppetto di cinque bambini e bambine si cimenta nello scoccare veloci e precise frecce verso il bersaglio di paglia, grazie all’ausilio di un mirino tattile, altri loro quattordici compagni di soggiorno si divertono a simulare combattimenti con l’eugubino Ubaldo Cecilioni, pluricampione paralimpico di judo, tiro con l’arco e lancio del peso.

Siamo nell’agriturismo ‘Il podere’ di Petrignano di Assisi dove, fino a sabato 27 agosto, bambini umbri non vedenti o ipovedenti, accompagnati da fratelli e sorelle normovedenti, stanno vivendo la bella esperienza del soggiorno estivo, organizzato dall’Irifor Umbria, ente di formazione dell’Unione italiana ciechi, in collaborazione con il Centro di consulenza tiflodidattica (Cct) di Assisi.

Un’iniziativa, giunta alla quinta edizione, resa possibile grazie al sostegno economico della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia e alle donazioni di Coldiretti Giovani impresa e dello stesso agriturismo ‘Il podere’. “Un aiuto fondamentale questo – ha ringraziato Emilio Vantaggi, presidente di Irifor Umbria – poiché i finanziamenti dello Stato subiscono continui tagli. Al campus di quest’anno, incentrato sull’attività sportiva, i bambini partecipano per la prima volta senza genitori perché vogliamo che inizino a diventare sempre più autonomi”.

I piccoli, così, oltre che nel judo e nel tiro con l’arco, sono impegnati costantemente in attività equestri e di atletica leggera ma anche nello stand up paddle (sup), variante del surf in cui si sta in piedi su una tavola e ci si sposta in acqua utilizzando una pagaia, svolta sia in piscina che nel lago Trasimeno. I bambini hanno anche avuto modo di praticare l’arrampicata grazie alla disponibilità del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Perugia.

“La minorazione visiva – ha spiegato Francesca Piccardi, responsabile del Cct di Assisi – induce un profondo senso di insicurezza e lo sport è un mezzo eccezionale per far acquisire ai bambini fiducia in se stessi, accrescere l’autostima e contrastare atteggiamenti psicologici negativi. Cerchiamo di farli concentrare, piuttosto che su ciò che la minorazione visiva non consente loro di fare, su quello che, malgrado la disabilità, riescono comunque a fare”. “Questa – ha dichiarato Cecilioni, non vedente anch’egli dall’età di 19 anni – è un’esperienza senza dubbio efficace. Per un bambino, in cui lo status di non vedenza perdura dalla nascita o poco dopo, l’educazione fisica e la conoscenza corporea sono essenziali. Permettono di migliorare se stessi e la propria quotidianità: di vivere meglio. Gli stessi genitori devono essere stimolati ad avviare il bambino a una qualsiasi attività sportiva in cui ci sia movimento e autocoscienza di se stessi”.

Alle attività prettamente sportive si affiancano la danza movimento terapia, che i bambini eseguono tutti i pomeriggi, e le classiche, ma sempre fondamentali, attività per l’autonomia personale, l’orientamento e la mobilità. “Approcciamo i più piccoli all’uso del bastone bianco – ha raccontato Stefania Ciavaglia, tecnico dell’orientamento, della mobilità e autonomia personale per disabili visivi – mentre con i più grandi, che già conoscono lo strumento, facciamo percorsi all’interno e all’esterno della struttura. C’è poi tutto un lavoro su aspetti come il vestirsi e lo svestirsi, il lavarsi e il mangiare. Per esempio, abbiamo introdotto, in maniera ludica, un insegnamento sull’utilizzo del coltello”. “È bello – ha aggiunto Piccardi – avere con noi bambini che tornano ogni anno e che perciò abbiamo visto crescere”. “I genitori – ha concluso Vantaggi – si fidano di noi e il lavoro che stiamo portando avanti si sta rivelando positivo, oltre ogni più rosea aspettativa”.

 

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