Un tesoro tutto da scoprire: visita al castello di Castagnola

castello di castagnola

C’era una volta e c’è ancora, nel Comune di Giano dell’Umbria, un piccolo paesino di nome Castagnola. Un nome strano, molto strano che quasi nessuno riusciva e riesce, oggi come allora, a pronunciare correttamente e che, da illo tempore, ha  suscitato e mosso la curiosità dei più. Miti e leggende, ipotesi e certosine ricerche si sono intessute intorno a questo toponimo dagli incerti “natali”, il tutto per definirne, anche ricorrendo ad una sorta di rocambolesca fantasia, l’origine etimologica precipua. Ab origine nomen la struttura del borgo che ricorda quella di una castagna.

E’ questa la congettura più quotata alla base della genesi del tanto curioso e bizzarro nome. La più semplice. La più ovvia. «Nomen omen» direbbero i latini. Incastonato come la più rara e preziosa delle perle in un verdeggiante paesaggio incontaminato che del locus amoenus è indiscusso emblema, il borgo di  Castagnola fu uno dei castelli della Normandia, cioè di quell’entourage di territori gravitanti intorno a Giano dell’Umbria di cui facevano parte anche Macciano, i castelli di Clarignano, Colle del Marchese, Morcicchia, Moriano, Montecchio e lo stesso Giano.

La storia del castrum di Castagnola è strettamente legata alle vicende del Comune di Giano dell’Umbria con il quale, nel corso degli anni, ebbe legami non sempre pacifici. Di proprietà della Famiglia Prosperi, dal 1370 ad oggi, in passato fu oggetto di contesa tra le città di Foligno, Spoleto e Todi. Nel XIV secolo il Castello di Castagnola fece parte della Signoria dei Trinci mentre nel XVI secolo passò sotto il dominio tuderte. Durante il periodo medioevale il castello fu tripartito in contrade e retto da un Podestà che nel corso dei sei mesi di carica svolgeva svariate mansioni. Uno statuto, redatto nel 1486 in latino e tradotto successivamente in volgare nel 1600, regolava l’amministrazione e la vita del Comune. Attraversando l’antica porta in pietra locale dove, con austera fierezza domina lo stemma tuderte simile a quello della casata Prosperi, comincia l’affascinante visita nel castrum di Castagnola.

Un viaggio indietro nel tempo, in una sorta di tunnel di congiunzione che unisce presente, passato e futuro. Un avventuroso vagare tra sanguinose battaglie, tra ferme difese dei territori, tra re e regine, feudatari e corti… tra storia e leggenda. Una suggestiva esplorazione tra sempiterni vicoli urlanti di storia e case dalla fisionomia tipicamente medievale che sembrano costrette e protette all’interno delle antiche mura interne ed esterne del castello dalle quali si scorge l’incantata bellezza seduttrice di un panorama che punta verso l’infinito.

Da est ad ovest, in un continuum verdeggiante, lo scenario idilliaco delle colline circostanti e dei Monti Martani e lì, di rimpetto, quasi come riflesso in un algido specchio, l’Abbazia di San Felice. L’arte che si riflette nella bellezza dell’arte con vanesio e regale narcisismo. E percorrendo «a passi tardi e lenti» le vetuste vie intrise di storia si arriva al cuore del castello residenza storica della famiglia Prosperi.

Sviluppatosi intorno all’anno Mille su un ancestrale insediamento, il castrum di Castagnola subisce un poderoso e radicale restyling architettonico nel 1700. «Al primo piano del castello troviamo ampi saloni con volte a botte che, in passato, erano affrescate e dei quali oggi sono rimasti solo i pannelli centrali. Il pavimento del primo salone risale al 1500 e ha numerose botole segrete che fanno ipotizzare ad un ulteriore pavimento sottostante» ha spiegato il Dottor Leonardo Prosperi, come si confà al più nobile ed accogliente padrone di castello. Dalla prima hall si passa al Salone Verde dove si respira uno stile settecentesco e dove svettano imperanti volte a crociera disposte in un anti continuum irregolare che sortisce alla vista un effetto sequenzialmente regolare. Alle pareti le foto dei tre fratelli nonché illustri antenati della casata Prosperi rispettivamente: Giovanni Battista Prosperi, Aquilio Prosperi e Vittorio Prosperi. «Tre fratelli che con la loro vita hanno edificato e delineato il futuro della mia famiglia di generazione in generazione. Giovanni Battista nacque nel 1899 e fu Primo Cavaliere di Vittorio Veneto. Aquilio ha un nome che ricorre spesso tra i personaggi del mio albero genealogico. Il perché? Non per vezzeggioso piacere ne per un particolare culto ma semplicemente perchè legato all’araldica dello stemma della casata. L’albero genealogico della mia famiglia parte dal 1370 con il capostipite Bartolettus Prosperi di Castagnola che in quell’anno era già proprietario del feudo» ha chiosato il Dottor Leonardo Prosperi. Lo stemma che, della casata è lustro ed emblematica sinossi storica, è costituito dall’aquilam rengranti imperiale che, in fiera ed austera posa, con le ali spiegate ed una stella sul cuore domina maestosa sopra tre monti, ognuno dei quali rievoca una contea della famiglia. Non solo Aquilio è un nome che ricorre spesso, quasi come una sorta di fil rouge nell’iter generazionale della Famiglia Prosperi, abbiamo anche Leo si pensi a Leo Angelo Leopoldo che partecipò alla Battaglia di Lepanto.

Proseguendo la visita, di salone in salone, si giunge al cospetto del Terrazzino dei Suicidi. Il nome dall’angusto e nefasto rievocare è legato alla sua posizione logistica, infatti, essendo il punto più vicino alle mura esterne del castello, era quello in cui i nemici attaccavano per prima ma, per la sua studiata conformazione fisionomico- strutturale, era inevitabilmente mortale. Al piano superiore troviamo altresì una vecchia biblioteca.

«Attualmente nel castello di Castagnola sono in corso lavori di smantellamento. Work in progress in vista di un restauro volto a realizzare una biblioteca con testi il cui leitmotiv sarà l’eleganza, il bon ton e tutto ciò che ruota intorno alle buone maniere. Uno spazio aperto a tutti in cui la protagonista sarà sua eccellenza l’eleganza» ha spiegato il Dottor Prosperi. Dalla biblioteca, attraverso un passaggio segreto che di un armadio ha solo le strutturali sembianze, si giunge nella cappella di famiglia dove venivano custoditi e nascosti i beni più preziosi. Una mistica cassaforte dedicata alla Vergine con il Bambino in cui tra reliquie, quadri e libri si respira una pacata santità che accoglie con pio fare. Uscendo dalla cappella si giunge al Salone della Musica, dell’Arte e della Cultura dedicato al Maestro Feliciano Prosperi. Qui lo stile tipicamente settecentesco trasuda in ogni dettaglio. Passando nella stanza antistante al salone, invece, ci troviamo catapultati nel Cinquecento con un raro lavandino in pietra. Fessure di avvistamento e torri, alcune delle quali purtroppo mozze, fanno da suggestivo osservatorio su gran parte del cuore verde d’Italia. E come in tutte le fiabe e favole che si rispettino, anche al Castello di Castagnola vissero tutti felici e donarono la felicità, infatti, oggi le regali e nobili stanze sono la sede della Fondazione Prosperi di Castagnola.

Katia Cola

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