“Ci vuole orecchio”: la Milano senza età di Elio e Jannacci

ci vuole orecchio

Elio ha portato sul palcoscenico del Lyrick di Assisi la Milano stralunata e malinconica di Enzo Jannacci con lo spettacolo “Ci vuole orecchio”

Una grande bandiera della Pace campeggia sul palcoscenico del Teatro Lyrick ancora spento, mentre la sala si affolla in attesa che lo spettacolo inizi. Non si può far finta che il mondo fuori non esista, almeno fino a quando Elio non compare sulla scena.

Un mondo ostinatamente colorato si accende e, armato di megafono, Elio chiama Enzo a venire a cantare… “noi iniziamo anche senza di te!”

Partono le prime note e il mondo comico, sarcastico, malinconico, ostinatamente positivo di Jannacci prende vita e ci travolge, grazie anche all’arrangiamento che non  ermette di stare fermi sulla tua poltrona, ma spinge a cantare e dondolare al ritmo sincopato di canzoni come “Faceva il palo (nella banda dell’ortica)”, “L’Armando”, “Aveva un taxi nero” o deliziosamente swing come “La luna è una lampadina” per chiudere con la malinconica “Quando il sipario calerà”.

Piccoli quadretti di una Milano quotidiana raccontati da Elio si alternano alle canzoni, ed è proprio la provenienza meneghina uno dei punti di contatto tra Jannacci e Elio che non è soltanto un fan del chirurgo cantautore, ma che, sicuramente, ha ereditato, con il suo gruppo “Elio e le Storie Tese” lo stile di fare ottima musica accompagnata da testi comici tra il surreale e il quotidiano.

Elio, quale grande musicista, non poteva non contornarsi di bravissimi, quanto giovanissimi strumentisti: Seby Burgio al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e al contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono e Giulio Tullio al trombone; tale è la qualità della musica che, mi permetto di suggerire, Elio ne dovrebbe realizzare un cd.

Lo spettacolo non cede mai il passo alla noia, ed il pubblico, non pago del bis, ha invocato invano un ulteriore brano, forse anche nel disperato tentativo di non far svanire quel mondo semplice e colorato, che oggi non riusciamo a far vivere dentro di noi, e non lasciarsi di nuovo inghiottire nel grigio della nostra difficile realtà.

Benedetta Tintillini

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