C’è tempo fino al 23 marzo 2025 per visitare a Palazzo della Penna a Perugia (da martedì a domenica, ore 10-18) la mostra dedicata a Dorothea Lange, una delle più influenti fotografe del Novecento. L’esposizione, promossa dal Comune di Perugia, è stata organizzata in collaborazione con Camera-Centro Italiano per la Fotografia di Torino con Le Macchine Celibi soc. Coop, gestore dei servizi per il pubblico e le attività di valorizzazione del circuito museale comunale. L’evento, fortemente voluto dalla sindaca Vittoria Ferdinandi e dall’assessore alla Cultura Marco Pierini, si pone, secondo la politica culturale della nuova Giunta, come passo significativo nella trasformazione di Palazzo della Penna da Museo Civico a ‘Centro per le Arti Contemporanee’, ovvero fulcro dello sviluppo di riflessione e una ricerca transdisciplinari, spaziando tra le varie forme dell’espressione artistica contemporanea: dalle Arti visive alla Letteratura, dalla Musica al Teatro, dalla Fotografia alle Nuove Tecnologie.
Particolarmente significativa, in tale contesto, questa mostra curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi e dedicata all’opera di Dorothea Lange, autrice di una delle fotografie più celebri del secolo scorso, Migrant Mother del 1936, e protagonista indiscussa della fotografia documentaria del Novecento. In esposizione oltre 130 dei suoi scatti che ripercorrono dieci anni cruciali nel suo percorso, concentrandosi in particolare sugli anni Trenta e Quaranta, un periodo segnato da eventi epocali che hanno profondamente trasformato il tessuto sociale ed economico degli Stati Uniti.
Dorothea Lange, autrice dell’iconica ‘Migrant Mother’, aveva abbandonato la sua attività di ritrattista per dedicarsi alla documentazione delle conseguenze della Grande Depressione. Insieme al marito Paul S. Taylor, aveva poi intrapreso un viaggio attraverso le aree rurali del Paese durante il quale, anche mettendo in opera il programma governativo Farm Security Administration, aveva ricostruito le drammatiche condizioni di vita dei lavoratori agricoli, colpiti dalla siccità e dalle tempeste di sabbia. Il suo lavoro, dunque, offre uno sguardo crudo e autentico sulla ‘tragedia della povertà’, documentando la migrazione di migliaia di famiglie e le disuguaglianze sociali, inclusa la segregazione razziale negli Stati del Sud.
Oltre a presentare le immagini iconiche di Lange, la mostra offre anche uno spaccato del suo impegno nel documentare l’internamento dei cittadini americani di origine giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale, opera attraverso la quale l’artista riesce a catturare l’umanità dei suoi soggetti, denunciando l’assurdità di una legge discriminatoria.
Le fotografie di Dorothea Lange, a quasi un secolo di distanza, mantengono intatta la loro forza e attualità, offrendo spunti di riflessione su temi come la crisi climatica, le migrazioni e le discriminazioni. Come ha sottolineato la sindaca Vittoria Ferdinandi all’apertura della mostra lo scorso 14 dicembre, le immagini di Lange sono “veri e propri racconti umani che parlano di speranza, dignità e resilienza”, accostandosi alla realtà con empatia e coraggio e lasciando un’eredità di straordinario valore artistico e sociale.
Maria Vittoria Grotteschi