Fecondazione assistita, appello al Ministero della Salute

Fecondazione artificiale fecondazione assistita

La fecondazione medicale assistita è ormai una realtà da non sottovalutare. In tempi in cui si arriva sempre più tardi a fare figli, a causa della mancanza di lavoro che porta inevitabilmente ad una permanenza prolungata in famiglia la FMA è diventata uno spiraglio per i genitori che vogliono avere figli. L’associazione Luca Coscioni, in occasione della Giornata nazionale dedicata all’informazione e formazione sulla fertilità umana, rinnova l’appello al Ministro della Salute di inserire la diagnosi preimpianto nel Servizio Sanitario Nazionale.

A confermare la richiesta ci sono i dati, elementi inconfutabili che devono far ragionare: “Grazie a queste tecniche, spiega Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni, nel 2016 sono nati 599 bambini, e 705 nel 2017 che si aggiungono agli oltre 14.000 nascite annuali grazie alle altre tecniche di fecondazione medicalmenteassistita”. A evidenziarlo è Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni.

“Si tratta di bambini – aggiunge Gallo- che non sarebbero mai nati se i loro genitori non avessero avuto accesso a queste tecniche di procreazione assistita, una possibilità che è stata ottenuta con spesa a carico delle regioni grazie all’intervento dei tribunali e anche presso strutture private”.

Sono oltre 4500 firme raccolte insieme all’Associazione La mano di Stella, a sostegno dell’appello per l’inserimento della Diagnosi Preimpanto nei Lea.

L’Associazione Coscioni chiede che sia aggiornata in modo chiaro la parte del nomenclatore Lea relativa alle prestazioni di Procreazione Medicalmente Assistita e che le tabelle sui costi siano corrispondenti ai reali costi per le tecniche avanzate di PMA (procreazione medicalmente assistita ovvero tutti quei procedimenti che comportano il trattamento di oociti umani, di spermatozoi o embrioni nell’ambito di un progetto finalizzato a realizzare una gravidanza), allo stato attuale non effettivamente erogabili, che siano aggiornate le linee guida sulla Legge 40 (art. 7), che sia rimosso il limite di 46 anni per l’accesso alla PMA carico del SSN perchè non previsto dalla L.40/04 che prevede età
potenzialmente fertile.

Donatella Binaglia

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