La Festa della Liberazione all’ex campo di concentramento di Farfa

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Domenica 25 aprile 2021, in occasione della Festa della Liberazione, ci sarà la deposizione di una corona di fiori al monumento agli internati nell’ex Campo di concentramento di Castelnuovo di Farfa alle ore 10:30. Saranno presenti: il Sindaco di Castelnuovo di Farfa, la Cgil di Rieti Roma Est Valle dell’Aniene e i rappresentanti istituzionali del territorio. Purtroppo le normative anticovid non consentono ancora di organizzare l’importante evento che dall’aprile 2013 al gennaio 2020 aveva caratterizzato le ricorrenze storiche del 27 gennaio, Giorno della Memoria, e del 25 aprile.

La storia del Campo di Farfa

Con l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, il regime fascista mise in atto un’articolata serie di provvedimenti legislativi per l’internamento di ebrei, di civili appartenenti a Stati nemici e residenti nel regno, di italiani ritenuti sospetti e pericolosi nel periodo bellico. Il campo d’internamento di Farfa entrò ufficialmente in funzione nel giugno 1943, con una capienza di 2.700 persone. Il Ministero dell’Interno aveva ipotizzato di trasferirci buona parte degli internati del campo di Ferramonti (Cosenza), il principale campo italiano per ebrei. Nel settembre del 1943, alla notizia dell’armistizio, il personale di guardia abbandonò le proprie postazioni. In quel momento nel campo erano detenute circa cento persone, tra le quali molti ebrei stranieri. Tutti si dettero alla fuga. Dopo la guerra la struttura venne destinata a ospitare profughi politici dell’est Europa, tra i quali yugoslavi e ungheresi, inviati dalla questura di Roma al Campo di Farfa, dove sostavano per qualche tempo, interagendo con la popolazione locale, prima di emigrare verso il Canada o l’Australia. Lasciato in stato di abbandono il Campo divenne poi un deposito della Polizia di Stato. Sarebbe un luogo ideale oggi per realizzare un sito museale della memoria della Shoah reatina.

Il Dovere della Memoria

“Qui vivono per sempre gli occhi che furono chiusi alla luce perché tutti li avessero aperti per sempre alla luce”. Sono i versi che il poeta Ungaretti volle dedicare ai morti, partigiani civili e soldati, durante la guerra di Resistenza contro l’esercito nazifascista dall’8 settembre 1943, data dell’Armistizio con le truppe angloamericane al maggio 1945, con le ultime battaglie contro l’esercito tedesco in fuga dall’Italia.

La memoria è il patrimonio sul quale costruire il futuro dei nostri figli. La memoria combatte l’indifferenza. Il dovere della memoria per onorare il sacrificio di quanti hanno dato la vita per farci vivere in un paese libero e hanno contrastato il processo di oblio che rischia di avvolgere la lotta di liberazione del nostro paese. Le testimonianze dirette, i filmati e le foto aiutano a rievocare la memoria dei fatti storici. A tale proposito grande è stato il ruolo del cinema che ha rappresentato la Shoah e la Resistenza ricostruendo in modo puntuale luoghi e situazioni, aiutando così le persone a conservare la memoria di avvenimenti che non possono essere dimenticati, anche se non sono stati vissuti. Perché il dramma della Shoah e della Resistenza non debbono essere dimenticati, ma devono essere narrati alle nuove generazioni perché quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo. Il dovere della memoria nasce quando si comprende l’importanza di ricordare per far sì che l’aberrante genocidio di milioni di persone, compiuto dal nazismo, non possa più ripetersi, come i superstiti della Shoah hanno ricordato per decenni senza stancarsi, fino alla fine dei loro giorni perché chi ascolta un superstite dell’Olocausto diventa a sua volta un testimone. Purtroppo sono rimasti in pochi a poter raccontare la tragedia dell’Olocausto e della Resistenza: voci che parlano ai più giovani, che accompagnano i ragazzi in quei luoghi che hanno segnato la loro esistenza, che continuano a fare memoria attraverso la loro vita, nelle scuole, nelle piazze, ovunque li chiamino a portare la loro preziosa testimonianza. E’ importante raccogliere il loro testimone e continuare la loro azione di rievocazione storica per distruggere il muro dell’indifferenza, perché la memoria rende liberi.

Il saluto ai partigiani e ai testimoni della Shoah che sono scomparsi

Grazie per la vostra vita che è stata testimonianza di verità. La vostra lotta e il vostro racconto ai giovani ci ha permesso di vivere oltre settant’anni nella libertà e nella democrazia. Il 25 aprile, Festa della Liberazione, ricorda il vostro sacrificio, di quanti hanno la dato la vita, dopo l’8 settembre 1943, per liberare il nostro paese e difendere la dignità degli italiani.

Conclusioni

Auguriamoci che il Covid-19 ci lasci finalmente liberi non solo di andare a ristorante e in vacanza, ma soprattutto di tornare a celebrare e rievocare la storia del nostro paese ai giovani.

Giuseppe Manzo

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