Il Festival di Spoleto non è soltanto un palcoscenico dove arte e spettacolo si incontrano, ma anche un custode appassionato della propria storia. Dietro i riflettori e i grandi nomi, infatti, esiste una missione meno visibile ma di importanza fondamentale: quella di proteggere e tramandare un patrimonio culturale unico, fatto di costumi, bozzetti e scenografie che raccontano quasi settant’anni di emozioni condivise.
Per l’edizione 2025 questa preziosa responsabilità è stata affidata a Biosolution, azienda umbra specializzata nella salvaguardia e nella manutenzione conservativa di materiali d’archivio, nominata partner tecnico del Festival. Dal 2021, infatti, sotto la direzione artistica di Monique Veaute, è stato avviato un lavoro meticoloso di catalogazione e tutela degli straordinari costumi che hanno reso celebri le produzioni del Due Mondi, contribuendo a custodirne la memoria per il futuro.
“L’arte si è sempre intrecciata con la mia attività imprenditoriale – spiega Domenico Surdo, fondatore e general manager di Biosolution – ed essere parte del Festival dei Due Mondi per noi è motivo di grande orgoglio. La cura scientifica dei materiali, la protezione dall’umidità, dagli sbalzi termici e da ogni forma di degrado è fondamentale per tramandare alle nuove generazioni questo patrimonio collettivo”.
A testimonianza di questo lavoro di salvaguardia, Spoleto ospita fino al 13 luglio la mostra In scena. L’arte dei costumi al Festival di Spoleto, allestita in via Aurelio Saffi 12. Un’occasione unica per ammirare alcuni dei pezzi più iconici indossati dai protagonisti di 68 anni di spettacoli: dal costume di Rudolf Nureyev nella Raymonda del 1964, fino ai bozzetti e ai costumi creati da David Hughes per The Rake’s Progress nel 1993.
La mostra permette di immergersi in un vero viaggio nel tempo, attraverso stoffe, dettagli, colori e tessuti che hanno calcato le scene di uno dei festival più importanti al mondo, contribuendo a definirne la sua identità internazionale.
Il Festival dei Due Mondi, grazie a questa sinergia con Biosolution, conferma così la sua doppia vocazione: uno sguardo al futuro, con nuove produzioni e talenti emergenti, e uno al passato, che resta vivo e presente attraverso la conservazione del suo patrimonio materiale, espressione della creatività di generazioni di artisti.
Un invito, dunque, a non perdere la mostra, per riscoprire da vicino la storia di un festival che, da sempre, sa cucire insieme memoria e innovazione.