I Giardini della Passeggiata di Terni sono il cuore verde della città: un’oasi di storia, natura e socialità, tra viali alberati, fontane e ricordi che uniscono generazioni.
Se sei di Terni lo sai molto bene… sai quali sono i due accessi principali al luogo forse più bello della città, un’oasi di riposo e ristoro soprattutto d’estate, quando la calura urbana diventa opprimente (tra le più alte d’Italia).
Parliamo dei Giardini della Passeggiata, che hanno due ingressi principali: uno vicino all’antica Porta Sant’Angelo e l’altro al termine di via Roma, così chiamata perché un tempo era l’indicazione e la strada verso la capitale. Proprio in quella via Roma dove ancora integra resiste l’ultima torre delle centinaia che un tempo popolavano Terni, la torre di Barbarasa.
Meta di innamorati appartati in panchine nascoste ed anziani intenti alla lettura del giornale o in accesi dibatti sui fatti del giorno, c’è sempre un motivo per fare una passeggiata o una corsa salutare.
I Giardini, con i loro viali ombrosi e i filari di alberi secolari (anche se sul taglio di alcuni imposto dal Comune si discute ancora), rappresentano non solo un rifugio di quiete per i cittadini, ma anche un capitolo vivo della storia urbana.
L’area, un tempo legata a conventi e spazi monastici, fu trasformata tra Ottocento e primo Novecento in parco pubblico, pensato per accogliere le passeggiate borghesi e la nuova socialità cittadina. Ancora oggi se ne percepisce l’impronta: un disegno ordinato, sobrio, che riflette l’idea del giardino come bene civico aperto a tutti.
Sul lato confinante con il Duomo si apre l’area dedicata ai bambini, sempre allegra e piena di vitalità: intere generazioni di ternani la ricordano prima come spazio d’infanzia, poi da genitori e, per molti, anche da nonni. Qui troviamo la celebre “zuccona”, la fontanella in marmo che ha dissetato viandanti e passanti.
Qui Terni ha intrecciato natura e storia, offrendo ai cittadini uno spazio per vivere il tempo libero senza dimenticare le radici risorgimentali e il legame con i grandi ideali di libertà.
Fabrizio Ricci Feliziani
