Greenpeace: un concerto “di ghiaccio” per la creazione di santuari oceanici

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Realizzare urgentemente santuari oceanici: Greenpeace attira l’attenzione attraverso la musica suonata con strumenti di ghiaccio 

 

Greenpeace ha diffuso il video di un concerto tenutosi nel profondo nord dell’Artico, con strumenti realizzati scolpendo ghiaccio raccolto nelle acque del Polo Nord. Nel video, i musicisti con cui ha collaborato l’organizzazione ambientalista si esibiscono suonando “Ocean memories”, pezzo composto per l’occasione.

Girato con temperature inferiori ai -12 gradi Celsius, il video cattura la fusione dei ritmi di carillon, clacson, percussioni di ghiaccio e violoncello: un messaggio in musica sulla necessità di proteggere almeno il 30 per cento dei nostri oceani a livello globale entro il 2030. La performance si è svolta il 2 maggio e il video è stato rilasciato oggi.

«Accendendo i riflettori sull’oceano Artico e sulla perdita di ghiaccio, vogliamo sottolineare l’immediata necessità di santuari oceanici non solo per il Polo Nord, ma per l’intero Pianeta», dichiara Halvard Raavand, della campagna oceani di Greenpeace Nordic. «I governi si accingono a negoziare presso le Nazioni Unite un trattato globale sugli oceani che potrebbe aprire la strada alla creazione di una rete di santuari oceanici. Un’opportunità unica per i governi per lavorare insieme e puntare ad avere oceani sani, ovvero i nostri migliori alleati contro il clima che cambia. La scienza è chiara, i nostri oceani sono in crisi. E tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la volontà politica di proteggerli», conclude.

Quest’anno l’Artico sta facendo registrare una perdita di ghiacci da record e nello scorso aprile la temperatura media è stata di 8 gradi sopra la norma. Per denunciare le numerose minacce che affliggono i mari e lanciare la propria campagna per un Trattato globale sugli oceani che copra tutti i mari al di fuori delle acque nazionali, Greenpeace ha lanciato la campagna Proteggi gli oceani e fatto partire dall’Artico la sua spedizione più ambiziosa di sempre: un viaggio da polo a polo, dalla durata di quasi un anno. In questa prima tappa, due navi di Greenpeace – la Esperanza e la Arctic Sunrise – si sono mosse fino al limite settentrionale dei ghiacci, per far luce sulle enormi minacce rappresentate dall’emergenza climatica, dalla pesca eccessiva e dall’inquinamento da plastica nell’oceano Artico.

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