Il mobile classico di Todi: in un libro la tradizione ebanistica tuderte

mobile classico

Sabato 19 marzo, in occasione della festa di San Giuseppe patrono dei falegnami, verrà presentato il volume “Il mobile classico di Todi e le botteghe dei maestri del legno”.

L’appuntamento è fissato per le ore 17 presso il teatrino dell’Istituto Crispolti. Interverrà il sindaco di Todi Antonino Ruggiano, il presidente dell’Istituto Crispolti Don Carlo Franzoni, l’autore del libro Marcello Rinaldi e Paolo Mantilacci, già direttore direttore dell’Azienda di Promozione Turistica del Tuderte, che nella pubblicazione ha ricostruito la storia della mostra  dell’artigianato del mobile classico fra il 1956 e il 2013, mentre  Filippo Orsini, direttore dell’Archivio Storico di Todi, ha dato un contributo sulla Confraternità di San Giuseppe dei falegnami di Todi; coordinerà la presentazione il giornalista Gilberto Santucci.

Il volume, composto da 312 pagine e arricchito da oltre 450 immagini, si articola in tre parti: Il caso di studio delle Botteghe-Scuola degli artigiani del legno di Todi; il Repertorio delle Botteghe-Scuola dal Secondo Ottocento; La cooperazione, le manifestazioni e la vita associativa degli artigiani del legno.  A corredo figura anche un’appendice con le voci dialettali todine riferite all’arte del falegname, dell’intaglio e dell’intarsio e l’apparato degli indici, all’interno dei quali compare anche il primo repertorio della produzione mobiliera di Todi.

Il libro, dedicato alla memoria di don Vincenzo Faustini, direttore dell’Istituto Artigianelli Crispolti, che “con passione ha ispirato i giovani tuderti all’arte del mobile classico”, si avvale della presentazione di Don Carlo Franzoni, presidente della Fondazione Crispolti, erede del patrimonio culturale e di esperienze del canonico Luigi Crispolti che, fin dal 1847, in un periodo storico in cui poche persone avevano accesso all’istruzione e in cui la maggior parte dela popolazione viveva in povertà, aveva dato vita alla “scuola degli artigianelli” con l’intento di  avviare al lavoro ragazzi orfani e giovani indigenti, elaborando un originale modello di istruzione, ovvero le “botteghe artigiane” in cui i ragazzi si recavano ad “imparare il mestiere”.

Nella sua introduzione, Marcello Rinaldi esordisce ricordando come già nel 1846, nell’ambito dell’elaborazione di un progetto per realizzare un Istituto Tecnico Agrario nella città – da intendersi come scuola che promuovesse allo stesso tempo la formazione agronomica e la formazione degli artigiani – veniva teorizzato così l’apprendimento dei mestieri artigiani all’interno delle botteghe tuderti: “Gli istruttori dell’Istituto saranno i capi di bottega della città presso dei quali si mandassero gli allievi. Già si dette che le arti da coltivarsi nell’Istituto istesso saranno quelle delle quali difetta il Municipio“.

E proprio dal 1847 prende il via il repertorio che censisce oltre 216 botteghe del legno operanti in città nel corso di oltre un secolo e mezzo; una schedatura vera e propria corredata da una descrizione delle varie officine, della loro specializzazione, delle persone che vi hanno operato e dei lavori con i quali hanno lasciato traccia. Il tutto arrivando a ricostruire anche una sorta di albero genealogico dell’evoluzione delle principali “famiglie” dell’arte lignea a Todi nel corso del XX secolo.

Nell’immagine: serie di attrezzi tradizionali custoditi nella chiesa di San Giuseppe dei Falegnami a Todi.

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