“Il rovescio della vita”: la lezione di vita di Marta Nizzo

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La tuderte Marta Nizzo ha presentato nella sua città natale, lo scorso 2 Giugno, il suo libro “Il rovescio della vita”, pubblicato da Bertoni.

L’appuntamento è stato proposto nell’ambito del programma “Amati Festival”, il particolarissimo charity event dedicato alla sensibilizzazione e alla prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) ed ha visto la presenza, oltre all’autrice, dell’Assessore ai servizi sociali del Comune di Todi Alessia Marta, di Silvia Ferri Assistente sociale coordinatrice Centro DCA Palazzo Francisci e Associazione Mi Fido di Te ONLUS e di Chiara Provenzani.

Marta, di cui ho avuto già l’occasione di parlare su Umbria e Cultura, è nata con un problema legato alla sua funzionalità renale che l’ha portata, molto giovane, alla dialisi e quindi al trapianto.

Potrebbe sembrare facile scrivere di quanto Marta racconta, di come vuole condividere il suo viaggio della vita, di come ha affrontato in modo positivo e resiliente il suo problema di salute e di come vuole mettere la sua esperienza di rinascita a disposizione di tutti, ma non lo è. Forse perché chi scrive si trova nella stessa situazione (insieme possiamo parlare “dall’alto” di ben 45 anni di trapianto!), forse perché ogni parola che Marta proferisce o scrive, e che suscita l’ammirazione in chi la ascolta, chi scrive sa che scaturisce da profondo dolore, dal senso di impotenza e smarrimento, e dalla solitudine di chi sta male, perché si è soli di fronte al proprio problema, anche se contornati da tanto affetto.

Ritrovo nelle parole e nelle intenzioni di Marta le mie considerazioni, il mio cercare un senso a tutto, la forza che ci impegniamo tutti i giorni a trovare, le motivazioni giuste per scacciare i brutti pensieri, affrontare i problemi e le ricadute, la voglia fortissima di vivere e assaporare tutto quanto c’è di bello in ogni nuovo giorno.

Così Marta racconta dei suoi sogni di bambina, del suo sforzo nel dare forza a sé stessa e a chi le era accanto anche nei momenti difficili, della sua disperata ricerca del bello che cura l’anima, della sua voglia di sognare a tutti i costi. Così Marta sogna il tennis, e grazie al tennis trova la sua dimensione, la sua gioia e la sua grande soddisfazione per i risultati conseguiti. Marta trova la sua fonte di serenità e di equilibrio, e scopre che essere appagati e soddisfatti, anche nella malattia, è possibile… e lo vuole raccontare, vuole essere testimonianza attiva, esempio per chi non riesce a vedere oltre il buio della propria dimensione di malattia o malessere.

Non è così scontato, però, che chi ascolta faccia propria l’esperienza altrui, e ci piacerebbe bastasse l’esempio di chi ha trovato la propria dimensione a far vedere, a chi si sente perso, la luce in fondo al tunnel, non è così semplice e neanche così automatico. Vogliamo pensare però che le parole siano semini, che si depositano nell’inconscio e che, piano piano, lavorano, germogliano, crescono, maturano e fanno maturare, fino a far trovare il giusto verso a chi ha conosciuto, troppo presto “Il rovescio della vita”.

Benedetta Tintillini

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