Libri. Il lager di Farfa, per non dimenticare la “shoah reatina”

auschwitz

A pochi giorni dalle celebrazioni del “giorno della memoria”, che ha l’obiettivo di ricordare gli eccidi commessi dai nazifascisti in Europa, bisogna ammettere che è più facile parlare dei campi di concentramento tedeschi che di quelli italiani, e soprattutto di quelli reatini, così vicini a casa, come il lager di Farfa, sito nel territorio del comune di Castelnuovo di Farfa.

Forse è questa la chiave del libro “Il Campo di Farfa”, che sarà presentato dall’autore, Roberto D’Angeli, a Rieti, sabato 3 febbraio alle ore 18.00, presso la sala dei Cordari, in Via Arco dei Ciechi 22.

Ricordiamolo, in particolare, per i più giovani, nei primi mesi del 1938 anche in Italia ci fu una violenta campagna antisemita, che portò il regime fascista a promulgare, tra settembre e novembre, le “leggi razziali”, cioè delle leggi in cui si diceva che gli italiani erano “ariani” e che gli ebrei non erano mai stati italiani.

Con l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, il regime fascista mise in atto un’articolata serie di provvedimenti legislativi per l’internamento sia dei civili appartenenti a Stati nemici e residenti nel regno, sia nei confronti di tutti quelli, italiani e non, ritenuti sospetti e pericolosi per il periodo bellico. Il campo d’internamento di Farfa entrò ufficialmente in funzione nel giugno 1943 e avrebbe dovuto contenere 2700 persone. Il Ministero dell’Interno aveva ipotizzato di trasferirci buona parte degli internati a Ferramonti (Cosenza), il principale campo italiano per ebrei. Nel settembre del 1943, quando alla notizia dell’armistizio il personale di guardia abbandonò le proprie postazioni, nel campo erano detenute circa cento persone, di cui molti ebrei stranieri, che si dettero alla fuga. Lasciato in stato di abbandono fino alla fine del conflitto, nel dopoguerra divenne un centro di raccolta profughi.

Questo libro racconta la storia del campo fino alla sua dismissione. Il saggio è arricchito da documentazione originale, un’intervista e un’appendice sul campo per prigionieri alleati PG 54, ubicato nel 1942 nei pressi di Passo Corese (RI).

Chi è Roberto D’Angeli? L’autore del libro “Il campo di Farfa” è uno studioso di storia contemporanea, un ricercatore e archivista, che vive a Rieti, la città che ha dato i natali a Renzo De Felice. Ha collaborato per anni con la Fondazione Museo della Shoah di Roma, occupandosi di corsi di formazione per studenti e insegnanti, progetti di ricerca e mostre allestite presso il complesso del Vittoriano su Auschwitz-Birkenau, i ghetti nazisti, la razzia degli ebrei di Roma, la liberazione dei campi nazisti.

Roberto D’Angeli ha svolto servizio come guida scientifica nei viaggi della memoria ad Auschwitz.

Ancora un’opportunità per non dimenticare grazie a questo importante libro di Funambolo Edizioni, che sarà anche un’utile testimonianza didattica per le scuole.

Auspico che le amministrazioni comunali sabine, l’Anpi, i sindacati e tutti i cittadini che non vogliono dimenticare creino un movimento per richiedere al ministro dell’interno che il lager di Farfa, diventato oggi una stazione di polizia, si trasformi, almeno in parte, in un luogo della memoria, un museo storico per testimoniare la shoah reatina.

Giuseppe Manzo

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