Lavoro: Sono i dislessici i migliori progettisti meccanici e Digital media manager

Le statistiche evidenziano come il 40% dei milionari presenti questa neuro-diversità: pensiero laterale e creatività sono le chiavi del successo dei dislessici

Continuano a calare le assunzioni, specialmente quelle a tempo indeterminato, mentre aumentano i contratti di apprendistato. È quanto emerge dai dati Inps di agosto contenuti nell’Osservatorio sul precariato.

Complessivamente le assunzioni, riferite ai soli datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-agosto 2016 sono risultate 3.782.000, con una riduzione di 351.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-8,5%). Tra i settori più dinamici nella ricerca di lavoro, l’ambito Internet, programmi e servizi informatici (23,4% delle offerte), seguito da Telecomunicazioni (17,9%), Vendite all’ingrosso, Commercio e GDO (11,9%).

Hanno più chance di essere assunti coloro che conseguono un diploma di scuola superiore (quasi la metà delle richieste di lavoro). Mentre il peso di richieste per i laureati (19%), in Lombardia, è di poco superiore a quelle rivolte a chi è in possesso di una qualifica professionale (17%) ed inferiore a quelle destinate a chi non ha alcun tipo di formazione specifica (22%).

Non sono però solo le conoscenze specifiche di settore a pesare sulla scelta di un candidato. Sempre più spesso le aziende, per rispondere al proprio fabbisogno di flessibilità, velocità di adattamento alle esigenze di mercato, innovazione e competitività, hanno bisogno di selezionare dipendenti che posseggano soft skill, ossia competenze di carattere relazionale, comunicativo ed organizzativo, indipendenti dalla mansione o dal profilo professionale specifico.

Dall’indagine Unioncamere Excelsior emerge come, nel 2015, per i diversi settori produttivi, sia fondamentale per il candidato possedere competenze trasversali: capacità di lavorare in gruppo, flessibilità e adattamento, capacità di lavorare in autonomia, capacità di risolvere problemi e capacità comunicative. Ma se le caratteristiche che le aziende richiedono sono più o meno trasversali per ogni candidato, alcuni di essi sono maggiormente avvantaggiati perché «Pensano in modo diverso», spiega Alessandro Rocco, co-fondatore di W la dislessia!, progetto nato nel 2010 con l’obiettivo di creare un metodo per aiutare ragazzi e bambini con difficoltà di apprendimento.

Parliamo dei dislessici, ovvero di coloro i quali presentano un funzionamento neurologico differente che incide sulla decodifica del linguaggio scritto, la capacità di lettura e la capacità di calcolo. In Italia, secondo le ultime stime, si tratta del 2,5% della popolazione. «L’inserimento nel contesto lavorativo e soprattutto lo sviluppo delle potenzialità del soggetto DSA – prosegue Rocco – sono fortemente compromessi per varie motivazioni, in primis una di carattere generale: in Italia solo il 16% delle persone con disabilità in una fascia compresa tra i 15 e i 74 anni è lavoratore attivo. Le aziende stanno però attuando un cambio di rotta, tanto che la presenza di un dislessico in azienda oggi è considerata una risorsa preziosa: uno dei motivi potrebbe essere che i dislessici imparano a eccellere grazie al pensiero cosiddetto laterale e alla capacità di cogliere il quadro generale e le possibili soluzioni alternative ad un problema. Per questo spesso hanno idee molto più originali. Molti si sentono anche più motivati a causa dell’esclusione sociale di cui spesso, specialmente a scuola, hanno sofferto».

Un recente studio inglese ha rivelato che i milionari hanno molte più probabilità di rientrare di questa condizione rispetto al resto della popolazione: circa il 40% dei 300 casi di imprenditori di successo analizzati (fra cui anche Richard Branson, fondatore di Virgin) presentava questa condizione – un numero quattro volte superiore al tasso presente nella popolazione generale. «Non devi essere dislessico, ma aiuta», conclude Rocco, che stila anche una classifica delle 5 professioni in cui un ragazzo dislessico può riuscire meglio per le proprie inclinazioni, fra cui spiccano creatività, empatia, visione strategica e flessibilità:

1. Disegnatore / Progettista meccanico e Automation engineer (si occupa principalmente della modellazione, della simulazione e del controllo di sistemi; si applica ad esempio alla robotica). I dislessici hanno generalmente un’intelligenza visivo-spaziale molto sviluppata e riescono facilmente nella progettazione e nel design.

2. Direttore delle risorse umane (capacità di leadership, spiccate doti comunicative e relazionali, visione strategica) Molti dislessici, per far fronte alle difficoltà, cercano alleati e imparano presto a farsi “voler bene”, sviluppando grandi doti di leadership e coinvolgimento. Sono quindi naturalmente portati a sviluppare empatia e a individuare i punti di forza e le doti delle persone con cui si relazionano, e a cui, quando si trovano in posizioni di ‘comando’, spesso delegano.

3. Digital media manager (comunica, coinvolge, cura le community online, i forum, i siti web e i blog). Anche in questa professione sono molto importanti le doti di condivisione, affidabilità, reattività, ascolto, senso della notizia. Tutte caratteristiche in cui i dislessici eccellono.

4. Marketing manager (si occupa di studio del mercato e strategie di promozione e vendita, mantiene l’azienda competitiva e al centro dell’attenzione): i dislessici sviluppano sin dall’infanzia grandicapacità di adattamento e di reinvenzione e sono molto abili nel trovare soluzioni alternative e “scappatoie”, tutte caratteristiche per le quali il pensiero laterale e l’inventiva entrano visibilmente in gioco. Ecco perché i dislessici sono ottimi marketing manager.

5. Manager del territorio (è capace di rilevare e gestire le qualità ambientali e culturali del luogo, con strategie di sviluppo a basso impatto di consumo delle risorse, ma ad alto contenuto ambientale ed imprenditoriale). I dislessici sono spesso profondamente attratti dalla natura, dagli spazi aperti, daglianimali e dall’ambiente in generale. Sono quindi più portati a muoversi molto, poiché le difficoltà di attenzione li spingono a evitare gli spazi chiusi. A questo si uniscono le abilità relazionali e di ‘fare squadra’, indispensabili in questa professione.

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