Al Cucinelli di Solomeo prima assoluta de “Le affinità elettive”

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E’ andata ieri sera in scena in prima assoluta, al Teatro Cucinelli di Solomeo “Le affinità elettive”, pièce teatrale tratta dal romanzo di Johan Wolfgang Von Goethe del 1809 con la riscrittura di Maria Teresa Berardelli e la regia di Andrea Baracco, prodotta dal Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo della fondazione Brunello e Federica Cucinelli.

In un ambiente grigio, dominato da una grande porta/specchio, i protagonisti del classico del Romanticismo tedesco interpretati da Elena Arvigo (Carlotta), Silvia d’Amico (Ottilia), Denis Fasolo (Edoardo) e Gabriele Portoghese (Ottone) si struggono combattuti tra ciò che è bene che sia e ciò che, ineluttabilmente, è. La sofferenza che ne scaturisce è lo struggimento tanto caro agli autori romantici, reso in modo filologico dalle interpretazioni degli attori che si muovono sul palco.

Il titolo “Le affinità elettive” deriva dall’affinità chimica, proprietà degli elementi chimici che descrive la tendenza di alcuni di essi a legarsi con alcune sostanze a scapito di altre. Edoardo e Carlotta, dopo una forzata lontananza, coronano il loro sogno d’amore con il matrimonio, ma la favola dura poco, sconvolta dalla presenza in casa dell’amico di Edoardo, Ottone, e della nipote di Carlotta, Ottilia. I due nuovi elementi scardineranno gli equilibri di coppia causando la fine del tanto agognato matrimonio: Edoardo di innamorerà di Ottilia e Ottone di Carlotta. Mentre la prima coppia riuscirà a tenere a bada i propri impulsi mantenendo una certa freddezza non perdendo di vista la realtà e le convenienze sociali, la seconda si farà trascinare e soccomberà ad essi.

Come gli elementi si attraggono ineluttabilmente secondo leggi della Natura che nessuno può contrastare, così le persone sono preda dei sentimenti e delle passioni a scapito della forma e della convenienza: l’uomo ne esce comunque sconfitto.

La presenza di una pietra sospesa in scena che appare di tanto in tanto fluttuante in aria, quella che dovrebbe essere la prima pietra di un nuovo edificio per la tenuta di Edoardo e Carlotta, è, in verità, il peso della realtà che minaccia Edoardo, colui che gelosamente custodisce il suo amore per Ottilia e lo difende dalle avversità come un fragile calice protetto da una teca; ma ogni sforzo sarà vano, Edoardo ed Ottilia morranno e la dura pietra calerà con fragore, mandando il calice in mille pezzi.

Benedetta Tintillini

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