Leonardo in Umbria: chi ha paura della cultura?

leonardo in umbria

di Benedetta Tintillini

Edito da Morlacchi, è stato pubblicato recentemente il libro intervista di Luca Tomio e Marco Torricelli “Leonardo da Vinci. Le radici umbre del Genio”. Nel libro si narrano le vicissitudini che hanno accompagnato i due anni di intense ricerche che lo storico dell’arte lombardo ha condotto in terra d’Umbria. Ricerche focalizzate sul passaggio in Umbria da parte di Leonardo nel 1473 e sull’affermazione che, di tale passaggio, sia rimasto segno tangibile in un disegno custodito agli Uffizi noto come “Paesaggio con fiume”.

La lettura del volumetto suscita entusiasmi e perplessità, oltre ad una nutrita serie di riflessioni sul livello culturale del nostro Paese e, in senso più ristretto, della nostra comunità.

Cultura è un termine che, di per sé, genera repulsione: sa di polvere, di noia, di studio, di vecchio; lo sa bene chi ha voluto inserire nel nome della sua testata questo sostantivo rinunciando così, a priori, ad una larga parte di pubblico. Cultura invece è vita, curiosità, radici e futuro, amore per tutto ciò che ci circonda, che sia un tempio greco o un bucatino all’amatriciana: sono entrambi cultura e sono, consapevolmente o meno, parte di ciò che siamo.

Ma andiamo con ordine: che quel disegno possa rappresentare la cascata delle Marmore è frutto dell’intuizione di un bambino (il figlio di Tomio) che stava sfogliando un libro su Leonardo: cosa normale, si dirà, ma quanti bambini sfogliano libri? E se lo fanno, come li sfogliano? Con passività o con attenzione curiosa? Cominciamo a porci questo tipo di domande se vogliamo davvero cambiare il corso degli eventi e direzione alla deriva alla quale stiamo assistendo.

La tesi sostenuta da Tomio raccoglie, giorno dopo giorno, il sostegno e l’approvazione da parte della comunità scientifica, come quello recentissimo da parte dell’universo di Perugia, e dei maggiori studiosi del Rinascimento italiano e di Leonardo in particolare e rappresenta, senza dubbio alcuno, occasione ghiotta di promozione di un pezzo di Umbria bellissimo e sconosciuto quanto immobile e depresso dal punto di vista economico e turistico. Ma Tomio racconta di essere stato ostacolato nelle sue ricerche, boicottato nel suo lavoro, attaccato per le sue tesi, perché? Abbiamo il dovere, di fronte a tutto il mondo, di vivere di cultura e far vivere la cultura, cosa c’è che non va nel promuovere un territorio e permetterne lo sviluppo e la crescita?

Libro intervista, racconto, libro di denuncia, libro giallo: non manca l’aspetto avventuroso che vede il caparbio protagonista arrampicarsi su ripide scarpate alla ricerca di prove e riscontri, o immergersi nello sterminato archivio segreto Vaticano a caccia di documenti. Non è stata ancora trovata la “prova regina” ma gli indizi sono tanti e concordanti, come ricorda il suo amico e magistrato Federico Bona Galvagno, che il “processo” può essere vinto ad occhi chiusi.

Un libro di speranza: duole constatare che è una caratteristica insita in uno dei nostri genomi più remoti il fatto che debba arrivare sempre qualcuno da fuori ad insegnarci quanto valiamo. Come il nostro protagonista è venuto dalla Lombardia a promuovere l’Umbria, così i maggiori musei nazionali sono stati rilanciati da direttori stranieri (con qualche luminosa eccezione), scevri da preconcetti e sganciati dai meschini meccanismi, oltre che ignari di cosa voglia dire lassismo o menefreghismo (figli dell’ignoranza).

Un libro educativo. Muoversi, conoscere, porsi domande, cercare risposte, scoprire: è questo il senso della cultura e, che lo si voglia o no, il senso della vita.

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