Svago: Libri e cinema vanno a braccetto

Secondo una ricerca dell’A.I.E. il 30% degli spettatori vede film tratti da libri.

Più che raddoppiate le serie tv collegate ai volumi

 

Oltre il 30% degli spettatori nelle sale italiane, il 30,8%, per la precisione, nel 2013 è andato a vedere un film in genere tratto da un libro. Non solo: nel 2013 lo 0,3% dei titoli di narrativa collegati a film ha generato nella sola libreria il 3% delle copie vendute e il 2,6% del valore: qualcosa come 10 volte di più. E’ la prova dell’effetto moltiplicatore del libro, che emerge dall’indagine a cura dell’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori (Aie), in collaborazione con Informazioni Editoriali e Cinetel/Anica sul tema ‘Libri, film, e videogiochi: universi narrativi e di mercato’ presentata oggi a ‘Più libri più liberi’, la fiera della piccola e media editoria in corso a Roma.

Circa un film su quattro nelle sale nasce da un libro. Un dato cresciuto di più del 20% tra il 2009 e il 2013. Nel 2009 i film che erano tratti da libri, talvolta in edizioni diverse, rappresentavano il 23,1% delle uscite nelle sale italiane, nel 2012 salgono al 25,6% e hanno una quota pressoché analoga nel 2013: 24,4%. Se la crescita è anche dovuta a edizioni (soprattutto nell’ambito del fumetto e della graphic novel o della letteratura di genere) con una loro serialità anche editoriale, il processo appare comunque consolidato e in crescita sul medio-lungo periodo. Una trasformazione che riguarda tutto il settore se nel 2013 il 18% di questi titoli è pubblicato da piccole e medie case editrici.

Questo vale non più solo per libri e film, ma pure per le serie tv (anche distribuite attraverso il web). Sono infatti più che raddoppiate, spiega l’Aie, le serie tv collegate a libri: oggi sono ben 14 tratte da libri o ad essi collegati (erano meno della meta nel 2011), e 11 sono ancora in corso. Si sviluppa insomma una serialità editoriale che crea una serialità tv. Un esempio per tutti, per l’Aie, è quello rappresentato da Montalbano.

“Queste tendenze – ha spiegato il responsabile dell’ufficio studi Aie, Giovanni Peresson – definiscono universi narrativi ma anche di mercato che vanno al di là dei tradizionali asset a cui l’editore era abituato. Per questo occorre un ‘salto’: bisogna diventare soggetti attivi verso la produzione cinematografica e televisiva e quella dei videogiochi. Acquisire nuove competenze nella gestione dei diritti. Andare a fiere in cui si vedono in anteprima i nuovi serial che arriveranno solo dopo uno e due anni in Italia”.

“Capire se si prestano a fare un libro o scoprire chi è l’editore americano che li detiene. Bisogna, nel caso in cui il libro sia uscito anni prima, come in genere succede, predisporre una nuova edizione, una sovraccoperta, una migliore esposizione in libreria. Cose che non sempre avvengono. Dall’esame dei casi – sottolinea Peresson – si vede che se una quota compresa tra il 50% e 60% delle vendite si concentrano nelle 6 settimane successive all’uscita del film nelle sale sono importanti anche quelli che si proiettano nei due mesi successivi. Un dato che dovrebbe aiutare i librai anche a programmare meglio i tempi di presenza dei titoli sui banchi e scaffali delle loro librerie”.

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