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Macchina di Santa Rosa di Viterbo: Gloria è tornata a splendere

facchini macchina di santa rosa

La pandemia ha fermato per ben due edizioni l’antichissima tradizione del trasporto della Macchina di Santa Rosa che è tornata a percorrere le strade di Viterbo per la gioia dei devoti e dei tanti visitatori attratti da questo antichissimo rituale.

Le note dell’inno dei Facchini di Santa Rosa invadono le vie della città sin dal pomeriggio, quando la banda di Vejano, seguita dalle autorità civili, gli ex facchini e le centinaia di valorosi pronti all’impresa sfilano per le strade per deporre corone ai caduti e fare il tradizionale giro delle sette chiese.

Cresce l’attesa per il passaggio mentre una pioggia impietosa bagna i tanti che presidiano le migliori posizioni, per veder passare da vicino la mastodontica struttura di 28 metri dal peso di quasi 52 quintali. Imperterriti i viterbesi non mollano le posizioni: come loro sanno bene, per il passaggio la pioggia smetterà ed il miracolo di luce tornerà ad attraversare la città buia.

Contro tutte le previsioni, sul far della sera, la coltre di nuvole grigie si squarcia esibendo un brandello di cielo blu, lo squarcio che si allarga sempre più fino a sfoggiare un cielo limpido e terso, pronto per lasciarsi sfiorare dalla piccola santa sulla sommità della struttura.

La giovane Rosa, sulle cui spoglie neanche la morte ebbe la meglio, è la protettrice della città di Viterbo, ed è proprio la traslazione delle sue spoglie che si celebra il 3 settembre con l’imponente macchina, tradizione tutelato dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità.

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Ma le stanghette, le spallette e i ciuffi (ovvero i ruoli dei Facchini durante il trasporto) ad attrarre l’attenzione quanto la macchina stessa; li avevamo lasciati impegnati nel giro delle sette chiese che culmina con la visita alla basilica di Santa Rosa, il cui sagrato è proprio dedicato a loro, e dove al grido di “Evviva Santa Rosa!” che riecheggerà ancora e ancora nella lunga serata, i forzuti eroi hanno ricevuto il saluto e la benedizione del Vescovo.

Il sole tramonta e, mentre i facchini ascoltano gli ultimi consigli e lo sprone del capo facchino, in un altro punto della città inizia l’accensionemacchina di santa rosa della macchina che è, si, illuminata a led e fari, ma anche da tante fiammelle la cui luce tremolante e incerta rende ancora più magica la sua visione.

E’ notte ormai e i facchini, sempre preceduti dalle note del loro inno, percorrono a ritroso l’itinerario che faranno con la macchina di Santa Rosa in spalla, fra gli applausi e gli incitamenti del foltissimo pubblico che gremisce le strade e le piazze.

Tutto è pronto, dopo la benedizione “in articulo mortis” per il grande sforzo fisico che richiede l’impresa, agli ordini del capo facchino tutti i 113 facchini prendono posto: “Semo tutti d’un sentimento????”, grida.

Si, siamo tutti d’un sentimento, viterbesi e non, animati dalla fede, dalla curiosità, dal desiderio di assistere ad un miracolo terreno che ci permetta, almeno per pochi istanti, di sentirci uniti al cielo, un cielo limpido e stellato, come quello che Santa Rosa ha voluto fosse accarezzato dalla splendida “Gloria”.

Benedetta Tintillini

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