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Morto Hvaldimir, il beluga star della Norvegia: una spia russa?

beluga hvaldimir

Il dubbio dopo il primo avvistamento nell’Artico norvegese: Hvaldimir fu trovato con addosso una cinghia per GoPro riportante la scritta “attrezzatura di San Pietroburgo”

Un giallo o semplicemente un facile tranello. Hvaldimir, il beluga super socievole diventando una star, è stato trovato morto nel porto di norvegesi Stavanger, nel sud-ovest del Paese.

Il giallo che fosse una spia russa nasce da una serie di particolarità casuali: il suo nome è un gioco di parole tra “Hval”, che in norvegese significa balena, e Vladimir, il nome del presidente russo Putin.

Gli fu dato quando, nel 2019, alcuni pescatori norvegesi lo incontrarono per la prima volta a Hammerfest, nell’Artico norvegese. Un avvistamento con un altro dettaglio “sospetto”, il beluga aveva addosso una cinghia per GoPro con la scritta “attrezzatura di San Pietroburgo”.

Due indizi che fecero nascere subito il sospetto: Hvaldimir come Richard Burton protagonista de “La spia che venne dal freddo” film tratto dal libro di John le Carré, uno dei massimi scrittori di romanzi di genere spy. Due indizi che fecero sospettare che il beluga fosse stato addestrato come “spia” dai militari russi a Murmansk.

Un viaggio lunghissimo

A vederlo, Hvaldimir tutto sembra tranne che una spia, un bond dell’artico. Ha fatto un viaggio lunghissimo, partendo dal Mar Artico e arrivando fino alla costa svedese, dove è entrato nel centro di Göteborg l’estate scorsa, proprio nel giorno della festa nazionale. “È un ricordo che porterò con me per tutta la vita”, ha sottolineato Eden Maclachlan, presente quel giorno. “Vedere un mammifero così da vicino è incredibile, e sorprendeva quanto si avvicinasse alle persone e alle barche”, ha aggiunto.

Due mesi dopo, il norvegese Daniel Larsen auto dichiarato fan di balene, ha avuto un incontro ravvicinato con Hvaldimir in un fiordo vicino a casa di un suo amico: “Ad un tratto ho sentito un rumore di balena”, ha ricordato Larsen incredulo. Dopo un’iniziale esitazione, è salito su una barchetta con degli amici: “Si è avvicinato subito, era gentile e curioso. Abbiamo iniziato a dargli il cinque e lui ci trainava tirando la corda della barca, come se fosse un cavallo. Era lui a decidere cosa fare!”.

La sua morte

A seguirlo Sebastian Strand, biologo marino che lavora per la non-profit Marine Mind, ha seguito Hvaldimir per diversi anni.
Strand è stato chiamato quando il famoso mammifero è stato avvistato galleggiante nel porto: “Mi si è spezzato il cuore”, ha dichiarato all’ANSA, spiegando poi di essersi assicurato che la carcassa venisse conservata in attesa di un’analisi veterinaria per determinare le cause del decesso. “È troppo presto per speculare sulla causa della morte”, ha aggiunto, sottolineando che l’animale sembrava essere in buona salute.

Hvaldimir ha già però lasciato un vuoto nelle grandi acque del mare Artico e svedesi.

S.M.R.

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