Un autunno all’insegna delle grandi mostre dopo mesi di silenzio

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Dopo il silenzio dei mesi passati, i prossimi si annunciano “esplosivi” per la quantità e soprattutto la qualità di nuove mostre che stanno per essere proposte al pubblico.
A fare da apripista, già a partire dall’ultimo scorcio di agosto, sarà Pienza, la “Città Ideale” per definizione. A Palazzo Piccolomini, dal 29 agosto 2020 al 10 gennaio 2121, è annunciata la raffinata mostra “Mio vanto, mio patrimonio”. L’arte del ‘900 nella visione di Leone Piccioni”. Occasione davvero preziosa per ammirare la collezione d’arte di Leone Piccioni. Le magnifiche testimonianze dell’arte del Novecento sono quelle scelte, riunite e appese alle pareti di casa da uno dei più fini intellettuali del “secolo breve”, Leone Piccioni appunto, nel corso di una intera vita. Da Afro Basaldella ad Alberto Burri, da Carlo Carrà a Lucio Fontana, e molti altri ancora.
In un altro luogo per molti versi magico, la Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo, nel parmense, a rivivere sarà “L’Ultimo Romantico. Luigi Magnani il signore della Villa dei Capolavori “, dal 12 settembre 2020 al 13 dicembre 2020. La sua magnifica villa nella campagna parmense era meta dei maggiori artisti e intellettuali. Vi giungevano per confrontarsi con un uomo di grandi visioni e per ammirare la Pinacoteca che qui lui era riuscito a riunire. La Villa dei Capolavori riunisce opere fondamentali di Durer, Rembrandt, Canova, Van Dick, Rubens, Goya, Tiziano, Cezanne… Ma anche il meglio del contemporaneo, a cominciare da Morandi che qui aveva un buen-retiro. Come anche Benedetti-Michelangeli che qui suonava il piano e interloquiva con il padrone di casa, fine musicofilo. Luigi Magnani, l’Ultimo Romantico, in mostra all’interno dell’emozionante, suo, Pantheon dell’arte.
Restando in Emilia Romagna, Ravenna si appresta a celebrare Dante: si inizia l’11 settembre con la mostra che ricorderà il VI centenario dantesco del 1921. Alla Biblioteca Classense “Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante” esporrà libri, manifesti, fotografie, dipinti, manoscritti e numerosi oggetti d’arte conferiti come omaggio a Dante e alla città “ultimo rifugio” del poeta oltre al manifesto del VI centenario realizzato dall’artista Galileo Chini e i celebri sacchi contenenti foglie di alloro donati da Gabriele D’Annunzio alla Tomba di Dante con i disegni di Adolfo De Carolis.

Dal 17 settembre all’8 dicembre, a Torino, a Camera – Centro Italiano per la Fotografia, Paolo Ventura. Carousel propone un percorso all’interno dell’eclettica carriera di Paolo Ventura (Milano, 1968), uno degli artisti italiani più riconosciuti e apprezzati in Italia e all’estero. Dopo aver lavorato per anni come fotografo di moda, all’inizio degli anni Duemila si trasferisce a New York per dedicarsi alla propria ricerca artistica. In mostra opere degli ultimi 15 anni (compresi 2 inediti), in un’assoluta commistione di linguaggi che comprende disegni, modellini, scenografie, maschere di cartapesta e costumi teatrali. Per una messa in scena di tutti i temi ricorrenti della sua poetica, fra i quali spiccano quello del doppio e della finzione.
Doppio, intenso, appuntamento a Rovigo. Dal 18 settembre al 17 gennaio. Il primo viene proposto da Palazzo Roverella, con Marc Chagall anche la mia Russia mi amerà, una mostra importante, di preciso impianto museale, che non intende raccontare “di tutto un po’” ma sceglie un tema preciso e lo approfondisce attraverso una selezione di capolavori imprescindibili. Il tema su cui la curatrice Claudia Zevi ha scelto di misurarsi è quello dell’influenza che la cultura popolare russa ha avuto su tutta l’opera di Chagall. La mostra riunisce al Roverella oltre cento opere, circa 70 i dipinti su tela e su carta oltre alle due straordinarie serie di incisioni e acqueforti pubblicate nei primi anni di lontananza dalla Russia, ”Ma Vie”, 20 tavole che illuminano la sua precoce e dolorosa autobiografia, e “Le anime morte” di Gogol, il più profondo sguardo sull’anima russa della grande letteratura.
In parallelo, nel rinascimentale Palazzo Roncale (e con il medesimo biglietto della attigua mostra su Chagall) si potrà entrare nel mito de “La Quercia di Dante” e ammirare le “Visioni dell’Inferno” di tre grandi artisti internazionali: Gustave Dorè, Robert Rauschemberg e Brigitte Brand, ciascuno dei quali impegnato, con la sensibilità del proprio tempo, ad interpretare la prima Cantica dantesca.
Non sarà il solito festival. L’undicesimo anno è, per il Festival della Fotografia Etica di Lodi, il momento di mutare pelle e rinnovarsi. E succede in un anno, il 2020, in cui molto è cambiato e sta cambiando a livello globale, come raramente è capitato nei tempi moderni. “Sguardi sul nuovo mondo” è, non a caso, il sottotitolo della prossima edizione in programma dal 26 settembre al 25 ottobre 2020. Lo spazio World Report Award, che ospita le mostre del concorso internazionale del Festival rimane un pilastro portante della manifestazione. Oltre alle consuete categorie Master Award, Spotlight Award, Single Shot Award, Short Story Award e Student Award, quest’anno il premio si arricchisce della sezione Madre Terra Award, che diventerà anche lo spazio tematico del Festival. Il resto delle mostre rimangono permeate dalla visione di temi importanti: la cronaca, appuntamento con i fatti e le storie più importanti dell’ultimo anno; lo Spazio approfondimento, con il reportage relativo a un long term project; lo Spazio no-profit, che dà voce alle organizzazioni umanitarie e ai loro progetti.
“Van Gogh. I colori della vita”, dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021, al San Gaetano di Padova, è un successo annunciato. Il “sodalizio” tra Goldin, che della grande monografica è il curatore, e Van Gogh è di quelli ben consolidati. Libri, spettacoli, film e una serie di mostre che hanno, a Treviso, Brescia, Genova, Vicenza, affascinato un pubblico vastissimo. Più di 2 milioni e mezzo di persone. Questa si può tranquillamente definire come la mostra dei capolavori. Riunisce infatti ben 78 opere dell’olandese più una decina di opere di altri grandi artisti, con prestiti di assoluta eccezione da decine di musei ed in particolarissimo modo dal Van Gogh Museum di Amsterdam e dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, vale a dire i templi del culto di Van Gogh. È la mostra che rappresenta il traguardo dei 25 anni di attività di Linea d’ombra e del suo fondatore.
Altro appuntamento di assoluto rilievo, stavolta a Parma, alla Pilotta, è quello con la mostra “L’Ottocento e il mito di Correggio” (dal 3 ottobre 2020 – 03 Ottobre 2021). Alla Nuova Pilotta, intorno ai quattro capolavori del Correggio – La Madonna con la scodella e la Madonna di San Girolamo più le due tele provenienti dalla Cappella del Bono – che con il Secondo Trattato di Parigi nel 1815 vennero restituiti a Parma dal Louvre, la mostra presenta anche il meglio della produzione ottocentesca del Ducato, nell’epoca in cui questo Correggio “secolarizzato” diventa l’eroe della pittura nazionale parmigiana negli antichi saloni dell’Accademia. Qui, grazie all’azione di Paolo Toschi e alla volontà di Maria Luigia, una generazione di artisti si confronta, vis a vis, con Correggio, traendone suggestioni che traguardano nelle loro originali opere, per la prima volta svelate al grande pubblico.
Rinviata dalla scorsa primavera, finalmente apre alla Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona, “Orazio Gentileschi. La fuga in Egitto e altre storie” (dal 10 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021). Occasione imperdibile per ammirare, per la prima volta affiancate, le due tele di Orazio Gentileschi praticamente eguali, dedicate al racconto del “Riposo durante la fuga in Egitto”. Due versioni che Cremona, per la prima volta, riesce a porre a confronto. E, intorno ad esse, una altissima selezione di altri dipinti e sculture di diversi grandi Maestri, per “raccontare” la popolare “Fuga” da Erode, tramandata dal solo Vangelo di Matteo ma protagonista dei Vangeli apocrifi.
Magnasco vis à vis con Fontana, Moretto da Brescia con De Chirico, Baschenis e Van Beyeren con Soffici, Severini, Melotti, Guttuso, Parmiggiani o Dorazio, de Pisis, Morlotti, Savinio….“6/900. Da Magnasco a Fontana. Dialogo tra Collezioni” offre spunti, stimoli, emozioni infinite. Cui concorre anche il “contenitore”, ovvero la Villa, con i suoi affreschi, stucchi, arredi. Le Collezioni in dialogo sono quella donata alla Città di Abano Terme da Roberto Rathgeb, una collezione eclettica con opere riconducibili alla vocazione familiare rivolta al ‘600-‘800 lombardo e bergamasco in particolare, che annovera inoltre sculture e reperti archeologici, argenti, i mobili e arredi. La collezione ospite è quella, assai nota e celebrata, di arte contemporanea di Giuseppe Merlini. Ad Abano Terme, nel Museo Villa Bassi Rathgeb, dal 17 ottobre 2020 al 5 aprile 2021.
Ottone Rosai (Firenze 1895 – Ivrea 1957), uomo dalle travolgenti passioni, artista che scelse di leggere le novità del suo tempo alla luce della grande arte del Tre-Quattrocento toscano, viene degnamente celebrato e riscoperto a Montevarchi. Con una ricca monografica che si potrà ammirare dal 25 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021, in Palazzo del Podestà. In essa, per la prima volta, compare in pubblico la decina di capolavori assoluti di Rosai degli anni Venti e Trenta, tutti provenienti da una raccolta privata romana, già presenti alla mostra di Palazzo Ferroni, a Firenze, nel 1932, e documentati nel primo volume del Catalogo Generale. Accanto ad essi, le eccellenze più note di un periodo – quello fra le due guerre (1918-1939) – che rappresenta l’aristocrazia della pittura e del disegno di Rosai.
A Torino, al Pala Alpitour, dal 5 all’8 novembre, l’ottavo anno di Flashback: una fiera d’arte che è al tempo stesso un progetto culturale attivo sul territorio tutto l’anno perché “l’arte è tutta contemporanea”. Un’edizione che ha come tema la dimensione ludica dell’uomo, alla quale, in ogni cultura, è stata riconosciuta una valenza sacra.
Data da segnare in calendario quella del 6 novembre, a Treviso per la concomitanza di due grandi eventi: l’apertura della nuova e innovativa sede del Museo Nazionale della Collezione Salce, nell’ex Chiesa di Santa Margherita, e la mostra che inaugurerà questo nuovo spazio fortemente immersivo: “Renato Casaro e il cinema”. L’ampia rassegna su Casaro, l’ultimo dei grandi cartellonisti del cinema (suoi i manifesti de Il nome della rosa, de L’ultimo imperatore, Il tè nel deserto o Balla con i lupi), sarà ospitata da tre sedi trevigiane. Il nuovo Museo Salce, innanzitutto, insieme alla seconda sede dello stesso Museo, nel complesso del San Gaetano, e al Museo Civico di Santa Caterina.

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