Gli Ospedali di Terni e Perugia verso la rete oncologica regionale

fausto roila

Dal 1 marzo il dottor Fausto Roila, direttore della struttura di Oncologia medica dell’ospedale Santa Maria di Terni, collabora anche con l’Oncologia medica dell’ospedale di Perugia come coordinatore interaziendale, grazie a una convenzione con cui le due Aziende ospedaliere vanno nella direzione di una rete oncologica regionale che uniformerà i protocolli diagnostici e terapeutici e la corretta gestione di tutti i pazienti oncologici sul territorio. L’attività di collaborazione a Perugia sarà svolta dal dottor Roila, compatibilmente con le esigenze prioritarie dell’Azienda di appartenenza (Terni), per un impegno di circa 14/16 ore settimanali (2/3 accessi). 

La convenzione è stata siglata dai direttori generali Maurizio Dal Maso ed Emilio Duca con una logica di rete regionale integrata che funzionerà da subito, in attesa che venga nominato il primario di Oncologia medica all’Azienda ospedaliera di Perugia, nell’interesse e per la tutela dei pazienti e dei professionisti ora di Perugia ma in futuro eventualmente anche di Terni. Si tratta di un importante passo avanti per tutta l’Umbria, considerato che il futuro dell’oncologia, in Italia come in tutto il mondo, non si gioca sul numero dei posti letto (riservato a pochi casi gravi) ma sul potenziamento dell’attività ambulatoriale, sulla multidisciplinarità e sulla capacità di selezionare le migliori strategie diagnostiche e terapeutiche per ciascun paziente. Due i principali punti di forza della rete oncologica integrata: i gruppi multidisciplinari oncologici (GOM) composti da radiologi, radioterapisti, chirurghi, oncologi e specialisti d’organo,  che si confrontano e selezionano la terapia più appropriata per ogni singolo paziente, e la collaborazione tra centri oncologici nell’ambito regionale, con confronti continui e aggiornamenti periodici dei gruppi di professionisti.

Il dottor Fausto Roila spiega le ragioni di questo traguardo che fa guardare avanti nell’interesse dei pazienti: “La migliore scelta diagnostica e terapeutica non la può fare l’oncologo da solo, di questo sono consapevoli anche gli stessi pazienti. Lavorare insieme oggi garantisce un confronto e un aggiornamento continui e valutazioni condivise non soltanto delle terapie ma anche degli esiti terapeutici”.

In che senso la rete oncologica rappresenta una garanzia per i pazienti?

“Innanzi tutto garantisce a tutti l’uguaglianza del percorso diagnostico e terapeutico: ogni cittadino ha il diritto di essere curato nel modo più appropriato indipendentemente dal comune in cui risiede e dall’ospedale che lo prende in carico. E in particolare garantisce maggiori risorse in termini terapeutici: l’oncologia oggi punta su nuovi trattamenti sperimentali che, rispetto alle terapie tradizionali come la chemioterapia, sono potenzialmente più efficaci, meno tossici ma anche più costosi. Tali trattamenti potranno essere usati nell’ambito di protocolli di ricerca internazionali, che l’unitarietà dell’oncologia umbra renderà più facilmente disponibili, garantendo così in tutto il territorio  l’appropriatezza e l’uniformità delle cure nell’interesse di tutti i pazienti”.

L’attività all’ospedale di Terni sarà ridimensionata?

“Assolutamente no. L’Oncologia di Terni non viene depotenziata, al contrario, io resto dipendente dell’Azienda ospedaliera Santa Maria e direttore della struttura complessa di oncologia medica, che così entra in una rete integrata con Perugia e che potrà  coinvolgere anche gli altri centri oncologici delle due aziende sanitarie, proprio nell’ottica di garantire l’appropriatezza e la qualità delle cure in tutto il territorio regionale”. 

Come vede il futuro della oncologia medica in Umbria? 

“È necessario rendersi conto che il futuro dell’oncologia medica, e questo vale anche per tante altre specialità, non sarà determinato solo dai singoli ospedali o dai singoli professionisti ma dalla creazione di Dipartimenti  interaziendali, che si basano su modelli gestionali innovativi capaci di garantire in tutto il territorio e a tutti i malati lo stesso trattamento in termini diagnostico terapeutici e assistenziali”. 

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