Perugia si riappropria di un importante tassello della sua storia: Fondazione Perugia si è aggiudicata all’asta la Collezione Albertini, composta da circa 2000 coperte documentarie in pergamena.
E’ stata una cerimonia densa di significato per la storia della città di Perugia e dell’Italia tutta, come ha tenuto a sottolineare Riccardo Gandolfi, direttore dell’Archivio di Stato di Roma nel suo intervento di saluto, quella che ha avuto luogo a Roma, presso la Biblioteca Alessandrina dell’Archivio di Stato di Roma lo scorso 30 giugno, alla presenza di Franco Moriconi, vice presidente della Fondazione Perugia, Antonio Tarasco, Direttore Generale Archivi del Ministero della Cultura, Giovanna Giubbini, dirigente del Ministero della Cultura e il ricercatore Matteo Ferrari che ha colto l’importanza dei documenti battuti all’asta nel giugno dello scorso anno e ne ha agevolato il rientro in patria.
Una cerimonia che ha ufficializzato il ritorno di un corpus di ben 1739 pergamene, databili dal XII al XIV secolo, vendute nel 1853 dal Comune di Perugia per 243 scudi e 43 baiocchi perché ritenute di scarso valore storico ed economico, e riacquisite dalla Fondazione Perugia, 170 anni dopo, grazie a una fortunata serie di coincidenze positive, per la somma di 429.440 euro.
Le pergamene, già oggetto di digitalizzazione, sono attualmente sottoposte a restauro, e rappresentano un tassello importante che va ad integrare la storia di Perugia, in un’epoca storica nella quale il capoluogo umbro ha visto all’apice la sua potenza e la sua importanza politica e culturale. Gli stemmi dei Podestà e dei Capitani del Popolo, che campeggiano sulle pergamene, sono gli stessi che è possibile ammirare all’interno della splendida Sala dei Notari, e sono molto più di una “firma”, come ci spiega il Direttore dell’Archivio Storico del Comune di Todi e studioso di araldica Filippo Orsini, sono veri e propri messaggi e manifesti politici.
La storia delle splendide pergamene non è ancora del tutto scritta: dopo la vendita da parte del Comune all’antiquario tedesco Joseph Spithöver, Louis Eugenio Albertini, giurista argentino di origini italiane, le acquistò e le portò a Parigi, dove sono rimaste per generazioni nelle mani dei suoi eredi. Dopo un intenso lavoro di ricerca, gran parte di esse sono state recuperate ed acquistate, anche se ne mancano ancora 300 circa all’appello, probabilmente disseminate tra Francia e Regno Unito.
Importante sottolineare l’efficace sinergia tra pubblico e privato, che ha portato al conseguimento di un tale risultato a beneficio della comunità locale, degli studiosi e dell’identità nazionale che trae le sue origini e la sua ragion d’essere dalle tante realtà che compongono il caleidoscopio culturale italiano.
Mentre, come nei migliori gialli, le indagini continuano incessanti, cento pergamene già restaurate fanno già bella mostra di sé all’interno della mostra “Extra”, curata da Marco Tonelli, visitabile fino al 6 gennaio prossimo, dove gli antichi segni grafici intrecciano un fitto e originale dialogo con opere contemporanee di artisti come Alighiero Boetti a Emilio Isgrò, da Maria Lai a David Tremlett.
Benedetta Tintillini