In ogni città italiana ormai è lo stesso, pezzi di storia incastonati nelle moderne vie di scorrimento o pedonali che siano, vengono dimenticati dai più.
Si passa, a volte ci si gira distratti, non si ha il tempo di farsi una domanda che le gambe corrono veloci verso altri appuntamenti, mentre ci lasciamo alle spalle veri monumenti, sopravvissuti a tante altre generazioni prima di noi.
Anche chi attraversa Terni, spesso di fretta, dovrebbe fermarsi qui, almeno un istante.
Nel tessuto urbano di Terni, moderno e dinamico, sopravvive infatti una presenza silenziosa e maestosa: la Porta Sant’Angelo. Questo arco medievale, austero e slanciato, è uno dei pochi resti superstiti delle antiche mura che circondavano la città.
La Porta era uno degli accessi principali al centro storico. La sua architettura, riflette lo stile sobrio e funzionale delle strutture difensive del tempo.
Non aveva solo una funzione militare: era anche simbolo di prestigio, perché chi vi entrava percepiva immediatamente la forza e l’identità della comunità ternana.
Guardandolo oggi, incastonato tra palazzi e traffico, appare come una soglia sospesa tra epoche: da una parte il Medioevo delle difese cittadine, dall’altra la città industriale e contemporanea.
Via Cavour inizia da lì, ed è tutto un camminare verso il centro, piazza della Repubblica e Palazzo Spada: nel percorso, a destra ed a sinistra, tante piccole vie si aprono, deviazioni verso una Terni che non c’è più, il reticolo antico di una comunità medievale.
Oggi, la Porta Sant’Angelo non difende più la città, ma custodisce la memoria. Camminarvi sotto significa attraversare secoli di storia, in un passaggio quasi rituale che unisce il verde rigoglioso delle rive del fiume Nera alle strade moderne.
È un luogo che invita alla sosta: lo sguardo sale verso le pietre, immaginando i cavalieri, i mercanti, i pellegrini che l’hanno oltrepassata nel corso dei secoli.
Fabrizio Ricci Feliziani
