L’alba di Raffaello a Perugia. E’ del Maestro la Crocifissione in S. Agostino

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Una sensazionale riscoperta: è di Raffaello la Crocifissione nell’oratorio di Sant’Agostino a Perugia. Dopo trent’anni, Luca Tomio rilancia la scoperta di Filippo Todini
Proprio questa mattina abbiamo dato la notizia della presenza di Luca Tomio a Perugia, una delle località interessate dalle riprese del documentario “Raffaello. Il genio sensibile”, realizzato in occasione delle celebrazioni dei 500 anni dalla morte del Maestro e promosso dal Comune di Urbino e dalla Regione Marche.
San Francesco al Prato, San Severo, i palazzi Ansidei di Catrano e Conestabile della Staffa: con la troupe della Sydonia Production Tomio toccherà tutti i luoghi raffaelleschi di Perugia, con l’eccezionalità di un luogo in cui il tempo si è fermato, non una, ma due volte.
Grazie all’attuale Amministrazione Comunale e al Sodalizio Braccio Fortebracci, Tomio è stato accompagnato dal priore Reginaldo Ansidei nell’oratorio più antico di Sant’Agostino, nel quartiere di Porta Sant’Angelo: la famiglia Ansidei e questo oratorio sono stati centrali nelle vicende che hanno visto il giovane Raffaello entrare a Perugia, proprio grazie al Pintoricchio che, a Porta Sant’Angelo, era nato e aveva casa e bottega.
Un viaggio nel tempo a cui se ne è  aggiunto un altro, di trenta anni, perché Tomio è stato accompagnato a vedere una Crocifissione cheraffello a perugia oratorio sant'agostino già Filippo Todini, il massimo esperto di arte umbra del Rinascimento, aveva attribuito al giovane Raffaello appena arrivato a Perugia. A vedere l’opera con Tomio, oltre a Guido Barbieri, comandante del Nucleo CC Beni Culturali dell’Umbria e alla Soprintendente ai Beni Archivistivi dellUmbria Giovanna Giubbini, era presente Marcello Castrichini, celebre restauratore che, con Todini, aveva analizzato l’opera trent’anni fa e che ha confermato una particolare e innovativa tecnica adottata nella realizzazione dell’opera. Castrichini ricorda che già il Guardabassi, a metà 800, nel famoso Indice, menzionava l’opera come di mano del “miglior allievo di Perugino”.
Secondo Tomio “Non è certo un caso che l’alba di Raffaello si trovi a Perugia, in uno stile già innovativo ma ancora debitore dei modi sia di Pintoricchio che di Perugino al Collegio del Cambio”.

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