Raffaello e Perugino tra protagonismo e antagonismo

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Il Vasari narra, e per molto tempo si è creduto, che Raffaello giunse giovinetto a Perugia, dalla natìa Urbino, per essere accolto a bottega da Pietro Vannucci detto il Perugino.

Ma provenendo dalla scuola di suo padre Giovanni Santi, ed avendo avuto l’opportunità, sin dalla nascita, di apprendere i segreti della pittura nella bottega di famiglia, perché mai Raffaello si sarebbe dovuto spostare dalla sua città per imparare ciò che già conosceva?

Il talentuoso Raffaello nacque in un luogo, Urbino, in una famiglia, quella del pittore e critico d’arte ante litteram Giovanni Santi, ed in un tempo, il 6 aprile del 1483, dove certo non mancarono gli stimoli per coltivare ed amplificare le sue doti naturali.

Urbino era sede del ducato di Montefeltro che il duca Federico prima ed il figlio Guidobaldo poi, resero polo artistico e culturale di prima grandezza e dove Raffaello ebbe l’opportunità di vedere all’opera molti grandi maestri, oltre a venire in contatto con alcuni esempi della pittura fiamminga. Della corte di Urbino il padre era assiduo frequentatore, essendo al servizio del duca, oltre ad avere una propria bottega, sita al piano terreno della sua casa, dove Raffaello poté, fin da piccolissimo, acquisire le tecniche della pittura; tecniche che seppe padroneggiare già in tenera età, al punto tale da essere in grado di stipulare contratti come Magister (ovvero capo di bottega) sin dall’età di 17 anni.

Perché quindi spostarsi a Perugia? Raffaello, giovane ma con lucida mentalità imprenditoriale, volle conoscere da vicino le opere di Perugino per studiarle al fine di surclassarle, dimostrando alla ricca ed esigente committenza perugina che lui, meglio di altri, era in grado di dipingere secondo la moda dell’epoca anzi, alevandola ad un livello superiore.

L’esempio più eclatante fu la rielaborazione, da parte di Raffaello, dello “Sposalizio della Vergine” di Perugino. A Raffaello venne commissionata, dalla famiglia Albizzini di Città di Castello, la realizzazione di uno Sposalizio della Vergine alla maniera di Perugino e lui la ripropose, identica nella struttura compositiva, con il chiaro intento di voler comparare in modo diretto ed inequivocabile le due opere.

Quella eseguita dal Perugino tra il 1501 ed il 1504, e conservata nel Musée des Beaux-Arts di Caen, presenta sullo sfondo un edificio squadrato, pesante ed alquanto elementare al quale, in primo piano, fa da contraltare una rigida cortina di personaggi. Nella sua opera firmata e datata 1504, Raffaello ripropone anch’esso, sullo sfondo, un edificio a pianta centrale, ma molto più ricercato e ricco di dettagli che denotano le sue ampie conoscenze in materia di architettura, grazie alle quali riuscì a risolvere complessi problemi di carattere matematico, geometrico e prospettico, e pone le figure in primo piano a semicerchio e su piani diversi, riuscendo a dominare la luce con tecnica eccelsa, contribuendo ulteriormente alla dinamicità dell’opera.

Checché ne dica Vasari, da questo momento Raffaello eseguirà per le famiglie più potenti di Perugia opere splendide, e continuerà a ricevere commissioni dall’Umbria anche dopo il suo spostamento a Firenze.

Benedetta Tintillini

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