Ricerca: da una tazza di tè all’uomo su Marte

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Dal caro vecchio tè delle cinque, per secoli appuntamento irrinunciabile dei pomeriggi british-style, la possibilità di accorciare le distanze fra l’uomo e Marte.

Accelerare la conquista del Pianeta Rosso potrebbe essere una delle opportunità che si aprono grazie a un gruppo di scienziati dell’Imperial College di Londra: i ricercatori hanno trovato il modo di modificare geneticamente i batteri che si nascondono nel tè fermentato Kombucha, così da ‘pilotare’ la crescita della cellulosa batterica direzionandola a piacere per ottenere forme e dimensioni desiderate.

Tradotto per l’astronauta, questo potrebbe significare la possibilità di plasmare componenti edili con cui porre le basi di colonie umane su altri pianeti, o trasportare elementi prefabbricati da utilizzare allo sbarco. La cellulosa batterica viene considerata una sorta materiale delle meraviglie “malleabile, resistente e sicuro”, la descrive Tom Ellis dell’ateneo Gb. Il suo team, annuncia il ricercatore, si prepara a collaborare con la Nasa per esplorare le prospettive ‘spaziali’ della scoperta.

Già oggi – ricorda il ‘Telegraph’ – la cellulosa batterica viene usata per produrre una vasta gamma di manufatti, fra i quali materiali per cuffie o sostituiti del pellame nell’industria dell’abbigliamento. Ora, poter usare strumenti genetici per progettare e controllare ceppi di batteri ‘architetti’ partendo dal tè, schiude tutta una serie di nuovi, possibili impieghi: ad esempio fabbricare tessuti ‘smart’ con all’interno dei sensori che cambiano colore in presenza di tossine, o rimuovere contaminanti dalle acque per purificarle per permettere la presenza dell’uomo su Marte. E in futuro, chissà, costruire intere città.

 

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