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Scrittori: la riforma della Chiesa reclamata da Giuseppe Giusti

giuseppe giusti

Una nuova ricerca sull’opera letteraria dello scrittore Giuseppe Giusti (1809-1850), tra i più noti poeti risorgimentali, smentisce il luogo comune secondo il quale l’autore della celebre poesia “Sant’Ambrogio” sarebbe stato poco interessato alle problematiche religiose, tanto da fare di lui un anticlericale incallito. In realtà, Giusti avvertì un’ansia forte di riforme religiose, tanto radicali da far dire che piuttosto che riformare la Chiesa volesse rivoluzionarla dalle fondamenta.

A formulare l’ipotesi è il professore Marco Sterpos, autore del saggio “Istanze di riforme religiose nelle opere di Giuseppe Giusti”, pubblicato sul periodico “La Rassegna della letteratura italiana” (Editrice Le lettere).

Sterpos sostiene che l’autore di “Il Re Travicello”, una delle sue composizioni più famose, non fu, come per lo più si ritiene, poco interessato alle problematiche religiose.

Lo studioso afferma, producendo a conforto della sua tesi numerose citazioni, che il poeta toscano Giuseppe Giusti fu un credente convinto e che il suo noto anticlericalismo, lungi dal significare irreligiosità, è espressione della sua coscienza religiosa, ferita da una Chiesa che per lui ha totalmente tradito gli insegnamenti di Cristo.

Giusti quindi, secondo Sterpos, ispirandosi molto alle dottrine del celebre vescovo riformatore Scipione de’ Ricci, manifesta chiaramente, nelle sue opere, “un’ansia di riforme religiose così radicali da profilarsi come una vera e propria palingenesi: quando viene eletto Pio IX sembra vedere in lui il Papa capace di avviare un processo “che rinnovi la Chiesa ab imis fundamentis”.

 

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