Quando il seno è troppo grande: tutto quello che c’è da sapere sull’intervento per ridurlo

Le più famose sono Paola Perego e Alessia Marcuzzi, ma non sono certo le uniche: sono oltre 5mila le donne che si operano ogni anno in Italia per ridurre un seno troppo prosperoso.

Ne parla l’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe), che punta i riflettori su un intervento meno famoso rispetto all’aumento del seno, ma altrettanto importante nella vita di una donna, in quanto consente di risolvere problematiche fisiche e psicologiche: la mastoplastica riduttiva. «Chi decide a sottoporsi alla riduzione mammaria chirurgica lo fa in seguito a problematiche correlate con il peso eccessivo delle mammelle. In termini medici si chiama “ipertrofia mammaria” e consiste nello sviluppo eccessivo della ghiandola mammaria durante la pubertà o la gravidanza, fino a raggiungere il peso di qualche chilogrammo nelle cosiddette gigantomastie.

A causarla sono fattori costituzionali, ormonali e anche una predisposizione ereditaria» dice Claudio Bernardi, tesoriere dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe). Ecco quindi quello che chi vuole sottoporsi all’intervento deve sapere.

1) Un seno troppo grande causa dolori fisici. Un seno eccessivo porta inevitabilmente a modificare il proprio fisico e il comportamento: «Ci sono donne che hanno atteggiamenti posturali viziati, dovuti sia al peso delle mammelle, sia alla tendenza di nasconderle – spiega Bernardi -. Questo causa cifosi (gobba) o rotazioni (scoliosi) della colonna vertebrale e della gabbia toracica quando una mammella “pesa” più dell’altra. Le dimensioni delle mammelle spostano in avanti il baricentro della colonna vertebrale portando collo e spalle e sopportare un peso importante causa dolori, difetti di postura e anche problemi dermatologici come fenomeni irritativi della cute a livello del solco mammario. Non solo: può causare difficoltà nello svolgimento di normali attività quotidiane e nella pratica sportiva e quasi sempre è associata a problemi nella vita di relazione sociale e sessuale».

2) Gli effetti sull’autostima. Molte donne non si sentono a proprio agio indossando alcuni vestiti, come canottiere o abiti scollati, in quanto un seno grande tende ad attirare gli sguardi. «Anche per questo, dopo l’intervento molte donne si sentono rinascere: possono indossare il vestito che vogliono senza vergognarsi o senza sentire tutti gli sguardi puntati addosso. Inoltre riescono a eseguire esercizi sportivi con più facilità. In generale, migliora la propria autostima e di conseguenza la vita sociale».

3) Prima si opera, meglio è. Per prevenire l’insorgenza e l’aggravarsi di problematiche psicofisiche è necessario intervenire chirurgicamente in tempi precoci, ovvero una volta che lo sviluppo puberale è terminato. «La conferma dell’utilità di intervenire il prima possibile sta nel fatto che l’intervento correttivo eseguito in età non più giovanile, pur migliorando l’atteggiamento posturale scorretto, non riuscirà mai a modificare eventuali curve patologiche della colonna vertebrale che si sono create nel corso degli anni. Quando si presenta l’indicazione chirurgica alla mastoplastica riduttiva è inutile e dannoso aspettare di più, si rischia solo di aumentare i disagi fisici e psichici» aggiunge Bernardi.

4) Un bel seno. L’intervento di riduzione mammaria o mastoplastica riduttiva ha come obiettivo non solo la diminuzione del volume, ma anche il rimodellamento delle mammelle, che spesso appaiono deformate e asimmetriche. «Lo scopo è quello di ottenere una forma ottimale e la migliore simmetria possibile» dice l’esperto di Aicpe. 5) Prima dell’intervento. La preparazione pre-operatoria prevede analisi cliniche di routine e le raccomandazioni abituali prima di un intervento chirurgico: «Nelle due settimane precedenti è necessario eliminare il fumo e non assumere aspirina o antinfiammatori non steroidei (fans) che aumentano il rischio di sanguinamento. È buona norma praticare un doccia con sapone disinfettante la sera prima dell’intervento. Indispensabile lo screening ecografico o mammografico preoperatorio».

6) L’operazione. L’intervento viene eseguito in anestesia generale, generalmente con un ricovero di un giorno. «Si asportano cute e tessuti mammari in eccesso, spostando l’areola più in alto e rimodellando i rimanenti tessuti in una forma più piccola, più alta e proiettata. L’intervento di solito non è doloroso: farmaci antidolorifici posso essere assunti solo se necessario. A seconda dell’entità dell’intervento, la dimissione può avvenire nella stessa giornata dell’operazione o, al più tardi, il giorno seguente all’intervento. Il recupero è molto rapido poiché la paziente, pur convalescente, beneficia subito di un piacevole senso di “leggerezza”» spiega il tesoriere Aicpe.

7) Si allatta anche dopo il bisturi. Esistono attualmente delle tecniche chirurgiche particolarmente sofisticate che consentono di asportare grandi quantità di tessuto e nello stesso tempo di lasciare inalterata la struttura della ghiandola che rimane. «Dopo l’intervento riduttivo, ciò che rimane del parenchima ghiandolare è funzionante e la ragazza potrà allattare. Inoltre si cerca di mantenere il più possibile la sensibilità e la retrattilità dell’areola» dice ancora Bernardi.

8) Le cicatrici. Bisogna mettere in conto che la riduzione mammaria lascia il segno: una cicatrice circolare intorno all’areola, una verticale e molto spesso anche una a livello del solco mammario. Le cicatrici residue si rendono meno evidenti con il tempo, ma sono permanenti.

9) In ospedale o no? È possibile eseguire l’intervento in una struttura pubblica in convenzione con il SSN solo nei casi di ipertrofia mammaria severa, dove si possa accertare sia clinicamente, sia con indagini strumentale, che esistono disturbi funzionali importanti come danni alla colonna vertebrale. Non sono previsti interventi di mastoplastica riduttiva in convenzione se lo scopo è meramente estetico.

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