In occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, Slow Food Italia lancia un appello urgente per la salvaguardia del nostro patrimonio naturale. Barbara Nappini: «Il sistema agroalimentare attuale lo sta distruggendo. Serve un cambio di rotta per difendere la vita».
Ogni 22 maggio si celebra la Giornata Mondiale della Biodiversità, un’occasione fondamentale per riflettere sul valore inestimabile della varietà biologica che sostiene la vita sul nostro pianeta. Ma oggi, più che mai, è anche un grido d’allarme: «Basta indifferenza e sete di profitto immediato. Difendere la biodiversità significa difendere noi stessi», denuncia Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia.
Secondo le Nazioni Unite, un milione di specie è a rischio estinzione nel giro di pochi decenni. Le cause? Quasi tutte imputabili all’uomo: cambiamento climatico, inquinamento, distruzione degli habitat, uso di chimica di sintesi e un’agricoltura intensiva che sta consumando le fondamenta stesse della nostra esistenza.
«Il sistema agroalimentare attuale è il primo imputato per la perdita di biodiversità – afferma Nappini – responsabile dell’estinzione dell’80% delle specie e degli habitat naturali.»
Oggi, il 60% dei mammiferi presenti sul pianeta sono bovini da allevamento, e il 70% degli uccelli sono polli da produzione intensiva. Allo stesso tempo, pochi cereali (grano, mais, riso e patate) coprono il 60% del nostro fabbisogno energetico. Un modello produttivo fragile e dipendente da pesticidi e fertilizzanti che inquina e distrugge gli ecosistemi.
Un nuovo modello di sviluppo: armonia tra uomo e natura
La biodiversità non si difende solo nelle riserve naturali, ma soprattutto nelle scelte quotidiane e nei sistemi produttivi. Slow Food chiede politiche agricole consapevoli, che sostengano chi custodisce la diversità culturale e biologica: agricoltori, pastori, pescatori e comunità indigene.
Ma c’è anche un altro fronte critico: lo sfruttamento commerciale delle risorse genetiche. Grazie alle moderne tecnologie di sequenziamento del DNA, è possibile digitalizzare le sequenze genetiche (DSI) e utilizzarle per produrre nuovi ingredienti e farmaci, senza alcuna compensazione per i Paesi d’origine di quelle risorse. Un sistema che, se non regolamentato a livello internazionale, rischia di espropriare i veri custodi della biodiversità.
«Serve un sistema di regole condiviso e vincolante – sottolinea Nappini – che riconosca benefici economici alle comunità locali, spesso escluse dal processo ma centrali nella tutela del patrimonio genetico e delle conoscenze tradizionali.»
Scelte consapevoli per un futuro possibile
Il tema scelto per il 2025, “Armonia con la natura e sviluppo sostenibile”, è un invito chiaro a rimettere al centro del nostro vivere quotidiano un rapporto equilibrato con il pianeta. Ogni gesto conta: scegliere cibo locale e stagionale, sostenere produzioni rispettose dell’ambiente, fare pressione sui decisori politici perché non tradiscano la strategia europea sulla biodiversità 2030.
«Custodire la biodiversità non è nostalgia, ma intelligenza ecologica. È una scelta di sopravvivenza collettiva», conclude Nappini.
«Difendere la biodiversità significa difendere la vita, la nostra e quella delle generazioni future.»
Un appello che non può lasciarci indifferenti. La biodiversità non è solo natura: è libertà, identità, cibo, salute, pace. È il nostro futuro.