L’Italia s’è desta… Origine, storia e significato del Canto degli italiani

inno di mameli

L’incontro L’Italia s’è desta…Origine, storia e significato del Canto degli italiani , in programma sabato 13 gennaio alle ore 16.00 al Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina, si propone di ricordare e approfondire alcuni temi legati al nostro Risorgimento sottolineando l’importante contributo della musica alle vicende che hanno segnato le tappe della costruzione della nostra nazione.

L’Inno di Mameli è diventato ufficialmente l’Inno Nazionale Italiano dal 15 novembre 2017 con l’approvazione della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama dopo ben 71 anni di provvisorietà. Molto più complesso e denso di significati di come l’abbia considerato una critica superficiale, l’inno ha più volte resistito ai tentativi messi in atto per sostituirlo. In realtà, proprio per la sua forza intrinseca e la carica di energia che trasmetteva, pare sia stato cantato spontaneamente sia prima della partenza da Quarto per la Spedizione dei Mille sia dai Bersaglieri durante l’entrata in Roma dalla breccia di Porta Pia, ma anche dai soldati della prima guerra mondiale e dai partigiani nelle lotte in montagna della seconda guerra mondiale.

Il Canto degli Italiani, scritto da Goffredo Mameli nell’autunno del 1847 e subito musicato dal maestro Michele Novaro, esordì il 10 dicembre di quello stesso anno, sul piazzale del Santuario di N.S. di Loreto in Oregina a Genova. Quello che sarebbe divenuto inno dello stato repubblicano fu intonato, per la prima volta nella storia, da migliaia di persone insieme al suo autore in un’occasione storica, il centenario della cacciata degli austriaci da Genova. Era un inno repubblicano che non si rivolgeva ai sovrani ma metteva in evidenza episodi storici il cui protagonista era il popolo.

Il patriota e poeta mazziniano Goffredo Mameli – combattente con Garibaldi nella difesa della Repubblica Romana del 1849 durante la quale, giovanissimo, fu ferito mortalmente – aveva trasfuso nei suoi versi gli ideali risorgimentali, entusiasmando Verdi, Mazzini, Garibaldi, Carducci. Le sue strofe, al di là dello stile ottocentesco, consono al contesto storico in cui fu creato, esprimono valori più che mai attuali come la fratellanza, l’unità, il sentimento di dignità nazionale, gli stessi principi a cui si sono richiamati Costituenti quando hanno scelto questo canto per rappresentare l’Italianità.

Il giovanissimo combattente poeta riposa nel Mausoleo Ossario Garibaldino, monumento situato molto vicino al Museo della Repubblica Romana e ad esso strettamente legato sotto il profilo storico.

L’inno è composto da cinque strofe intercalate da un ritornello che esprimono ciascuna concetti semplici e chiari. Inizia con un appello agli abitanti della penisola, i “fratelli d’Italia”, divisi sotto sette diversi sovrani ma spiritualmente uniti, e continua con l’annuncio del risveglio dell’Italia, pronta per la riscossa. Il ritornello, che ricorre dopo ogni strofa, è un’esortazione ad unirsi per la causa della patria comune per la quale vale la pena anche di morire.

Fu Giuseppe Verdi a dare legittimazione all’Inno di Mameli come canto degli Italiani nel 1862 all’Esposizione Universale di Londra, quando lo eseguì nell’Inno delle Nazioni accanto alla Marsigliese e a God save the Queen invece di scegliere la Marcia Reale, composta da Giuseppe Gobetti, che accompagnava il re Carlo Alberto nelle sue sporadiche uscite pubbliche.

Intervengono Mara Minasi, Franco Tamassia.

Franco Tamassia, già dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione, professore di Diritto Pubblico a riposo, e Direttore dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”, ha collegato i suoi interessi professionali di giurista con lo studio dei problemi istituzionali della Nuova Italia connessi ai problemi che attualmente impegnano le trasformazioni dell’ordinamento costituzionale italiano.

Mara Minasi, funzionario direttivo della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali è responsabile sin dalla sua istituzione nel 2011 del Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina al Gianicolo alla cui realizzazione ha attivamente contribuito collaborando in particolare alla realizzazione dei ricchi apparati multimediali, di uno dei quali è stata anche ideatrice e sceneggiatrice (video della Cronologia della Battaglia, Sala dell’Assedio). Responsabile dal 2014 anche del vicino Mausoleo Ossario Garibaldino, è impegnata in un’opera di divulgazione dei temi risorgimentali connessi  alle due strutture.

Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina

Largo di porta S. Pancrazio, 9 (00153 – Roma)

Ingresso libero fino a esaurimento posti

www.museodellarepubblicaromana.it

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