Il Tempio di Giove Anxur a Terracina

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La vista del tempio all’arrivo a Terracina è a dir poco stupefacente. Dalla sommità del Monte Sant’Angelo impone la sua struttura maestosa ispirata all’architettura scenografica ellenistica di cui è uno dei più importanti esempi nel nostro Paese. Il tempio di Giove Anxur appartiene, infatti, alla serie degli antichi santuari laziali ristrutturati in modo monumentale nella tarda Repubblica dell’Antica Roma, tra la fine del II sec. a.C. e l’inizio del I sec. a.C.

L’importanza e l’antichità del Tempio sono attestate dalle fonti letterarie (Livio, Virgilio) e dalla varietà e dalla rilevanza storico artistica degli edifici che compongono il sito archeologico, che evidenziano molteplici insediamenti (IV sec a. C., metà del II sec. a.C., primi decenni del I sec. a.C., Medioevo) e una duplice funzione strategico-difensiva e di culto.

Il Monte S. Angelo, è la parte più avanzata dei Monti Ausoni, i quali proprio qui toccano per la prima ed unica volta il mare; l’altura ha quindi costituito, sin dai primi tempi storici, un formidabile sbarramento naturale alle comunicazioni umane sulla costa laziale. Alla fine del IV sec. a.C. il tracciato della Via Appia superò a Nord il Monte S. Angelo e, probabilmente nello stesso periodo, la sommità dell’altura venne destinata a scopi religiosi, come testimoniano le più antiche strutture conservate ed alcuni reperti ritrovati: due muri di terrazzamento in opera poligonale e frammenti di ceramica. Alla seconda metà del II sec. a.C. risale invece l’edificio del “piccolo tempio”, formato in origine da nove ambienti voltati e da un corridoio retrostante in parte addossato alla roccia.

Dal Tempio la vista che si gode è mozzafiato: dalla città di Terracina, la pianura pontina, il Circeo, il mare con le isole ponziane e Ischia. E’ facile poter immaginare quale effetto potesse fare la vista del tempio a chi si avvicinasse dal mare, con il suo terrazzamento ad archi e la sua grandiosa architettura… non resta che stupirci, ancora una volta, di quali tesori la nostra storia sia in grado di poterci regalare.

di Benedetta Tintillini

Si ringrazia: Associazione culturale Matavitatau www.matavitatau.it

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