Cancro al seno: cure più efficaci del 22% con ‘peso forma’ e sport

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Attività fisica fa la differenza nel cancro al seno, risultati da uno studio italo-americano

Cure contro il cancro al seno più efficaci del 22% con il peso forma sotto controllo. La risposta chemioterapica nel trattamento del cancro del seno, infatti, è anche una questione di peso. Un recente studio pubblicato sulla rivista internazionale Cancer Biology & Therapy, condotto dalla Fondazione Pascale di Napoli in collaborazione con la Temple University di Philadelphia (Stati Uniti), che ha coinvolto all’incirca un centinaio di donne giovani, con età media inferiore ai 45 anni, ha attestato – confermando ricerche precedenti – che l’indice di massa corporea è un importante indicatore per prevedere, a breve e lungo termine, l’efficacia di una chemioterapia neoadiuvante, effettuata cioè prima della chirurgia.

In particolare, le pazienti con il peso nella norma avrebbero probabilità di ottenere benefici terapeutici maggiori, fino al 22% in più rispetto a donne in sovrappeso o obese. Importantissimo, dunque, correggere o cambiare il proprio stile di vita con una dieta sana, ma soprattutto con molto movimento, regolare e costante. Sono necessari almeno 30 minuti di attività fisica per almeno due-tre volte alla settimana, meglio ancora se affiancati da uno stile di vita ‘attivo’ che preveda, quando possibile, la rinuncia all’uso di ascensori e scale mobili a favore di scale a piedi e la riduzione dell’uso dei motori a favore degli spostamenti a piedi o in bicicletta.

Gli effetti dell’attività fisica, praticata durante e dopo un tumore del seno, influenzerebbero positivamente il rischio di ricadute del tumore (recidive) e di mortalità; ridurrebbero gli effetti collaterali delle terapie (sia la chemioterapia che la terapia ormonale) e tutelerebbero anche la stabilità psicologica, mettendo cioè la donna in terapia più al riparo dal rischio di episodi depressivi, e cognitiva. E’ dimostrato, infatti, che alcuni trattamenti come la chemioterapia o la terapia ormonale, in una minoranza di donne, possono danneggiare parzialmente le capacità di attenzione, di memoria e di parola. L’attività fisica, che funziona da scudo con una azione protettiva sull’ippocampo (area cerebrale responsabile delle funzionalità cognitive) ne favorirebbe lo sviluppo, a vantaggio di un generale benessere mentale e psicologico per la donna.

“L’attività fisica – dichiara Michelino De Laurentiis, direttore della Divisione di Oncologia Medica Senologica della Fondazione Pascale di Napoli – è uno strumento tra i più ‘efficaci’ e con funzioni terapeutiche nel trattamento del tumore del seno. L’indicazione per tutte le donne è dunque di praticare regolare attività fisica, aggiungendo alla classica camminata quotidiana anche un impegno ulteriore in palestra, in piscina, della corsa, del ballo o qualsiasi attività sportiva di proprio gradimento: attività che vanno praticate almeno due volte a settimana come raccomandato da tutti i maggiori organismi internazionali sia prima, quale fattore preventivo, sia durante che dopo un tumore al seno”.

Praticato come prevenzione, prima di ammalarsi, lo sport mantiene in salute: rafforza il sistema immunitario, evita di andare incontro a obesità e sindrome metabolica, due ben noti fattori che favoriscono lo sviluppo di cancro oltre che di altre malattie quali il diabete o le malattie cardiovascolari. Ma altrettanto importante è lo sport condotto regolarmente durante tutte le fasi di malattia. “Esistono studi – aggiunge Michelino De Laurentiis- che dimostrano che donne in terapia per tumore del seno che continuano l’attività fisica o la aumentano, ottengono sensibili benefici in termini di riduzione di effetti collaterali, migliore capacità di sopportare i trattamenti, riuscendo a mantenere una buona qualità di vita anche in caso di trattamenti importanti e aggressivi”.

Nel ‘dopo’ tumore, l’attività fisica riveste un ruolo ancora più importante, invece in questa fase di malattia, è quasi sempre trascurata o poco praticata: “Una metanalisi, cioè un riesame di una serie di studi sull’argomento – indica De Laurentiis – che ha coinvolto oltre 120 mila donne, ha dimostrato che la pratica fisica costante, pari ad almeno due volte a settimana, riduce il rischio di recidiva e/o di mortalità, con una efficacia paragonabile all’azione di una chemio, di una ormonoterapia o anche di una terapia con i più recenti farmaci biologici”.

I benefici dell’attività fisica, conclude l’esperto, “sono significativi anche per lo stato psicologico, con una diminuzione degli episodi depressivi, ma soprattutto per la conservazione, se non il miglioramento, delle capacità cognitive”.

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