Libri. Umbria esoterica ed occulta, il lato oscuro della regione mistica

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Una rilettura esoterica dei personaggi, dei luoghi, dei miti, dei monumenti e degli eventi più importanti e conosciuti della regione. E’ un testo spiazzante e sorprendente quello appena dato alle stampe dalla casa editrice Intermedia Edizioni per la firma di Claudio Lattanzi. “Umbria esoterica ed occulta. Viaggio nel cuore di tenebra della regione mistica” propone una escursione insolita e stimolante sulle orme dei grandi temi per i quali l’Umbria è conosciuta nel mondo, ma con un approccio e una visuale decisamente inconsueti.

Da San Francesco alla Sibilla, dalle Tavole Eugubine al lago di Piediluco, dal Tempietto di Perugia alle mummie di Ferentillo, dai sotterranei di Narni all’inspiegabile sepolcro Geraldini di Amelia, dalla Scarzuola alla chiesa di san Bevignate, dalle misteriose origine celtiche di Terni alla scomparsa improvvisa dei Templari, dalle piramidi sotterranee di Orvieto ai Ceri di Gubbio si dipana la trama enigmatica di un racconto alternativo rispetto a ciò che la storia ufficiale ci ha tramandato, molto spesso alterando e nascondendo il significato originario di un mondo perduto che oggi facciamo fatica a decifrare.

Nella seconda parte del libro si propone invece un reportage sui gruppi esoterici e religiosi che sono presenti nella regione e che, in alcuni casi assumono l’identità di associazioni “eretiche” rispetto al cristianesimo o vere e proprie sette. Ne parliamo con l’autore.

L’esoterismo è un concetto che viene declinato in molti significati, quale è quello a cui si ispira questo saggio?

L’esoterismo di cui si parla in questo libro non è tanto legato all’idea tradizionale di una verità trascendente che può essere conosciuta solo attraverso un lungo percorso di iniziazione, quanto piuttosto la ricerca di significati occulti dei vari luoghi, oggetti, avvenimenti e personaggi che caratterizzano l’identità umbra. Si tratta di realtà a cui noi attribuiamo spesso un significato che è radicalmente diverso rispetto a quello che esprimevano originaramente. In altri casi siamo invece di fronte a veri e propri enigmi a cui risulta difficile poter dare una spiegazione attingendo alle nostre fonti di conoscenza tradizionali ed è quindi necessario interrogarsi su altre possibili interpretazioni, rimanendo ancorati ai dati di realtà, ma senza escludere affatto ipotesi inedite ed eccentriche rispetto ad un modo di pensare convenzionale e rassicurante.

Possiamo fare qualche esempio?

La prima cosa che viene in mente è il sepolcro della famiglia Geraldini che si trova nella chiesa di san Francesco ad Amelia. Nella parte bassa di questo monumento funebre sono visibili numerose figure scolpite che raffigurano persone con le chiare fattezze di indios americani. Peccato che quel monumento sia stato realizzato diversi anni prima rispetto al 1492. Ecco allora che si dipana sotto i nostri occhi un’ipotesi apparentemente ardita, ma a cui ha dedicato molti studi i ricercatore Ruggero Marino, ovvero che la scoperta dell’America sia avvenuta molto tempo prima rispetto al viaggio di Colombo. I personaggi chiave di questa incredibile storia furono Antonio ed Alessandro Geraldini che accolsero Cristofro Colombo alla corte di Isabella di Castiglia e convinsero quest’ultima a finanziare il suo viaggio. Antonio era uno stretto collaboratore di papa Innocenzo VIII, morto prima della scoperta ufficiale dell’America, ma nel cui mausoleo in Vaticano è scolpita la frase “Nel tempo del suo pontificato la scoperta di un nuovo mondo”. L’ipotesi di fondo è che il Vaticano fosse a conoscenza delle rotte marine per arrivate nel Nuovo Mondo grazie a documenti custoditi nell’Archivio Segreto del Vaticano fin dai tempi delle esplorazioni marine dei Vichinghi e Isabella di Castiglia sia stata rassicurata a sostenere economicamente quel viaggio dai due Geraldini che erano istitutori dei suoi figli.

Il libro dedica un intero capitolo alla dimensione esoterica di san Francesco. Non è un pò ardito proporne questa lettura proprio in Umbria?

No, perchè si tratta di un’analisi che non ha nulla a che vedere con la fede. La “dimensione esoterica” di San Francesco è collegata al suo rapporto con il mondo della natura e alla giusta interpretazione da dare ad esso. Oggi siamo abituati a considerare il patrono d’Italia come un antesignano della sensibilità moderna, perchè l’identità che gli abbiamo cucito addosso riflette il nostro modo di pensare e gli stereotipi con i quali San Francesco è stato “attualizzato” da intellettuali o anche uomini politici interessati ad arruolarlo nelle proprie fila. Pensiamo ad Hermann Hesse che ha elaborato il concetto di un ecologista ante litteram, ad Aldo Capitini che vi ha visto il primo apostolo della non violenza, della Chiesa post conciliare che ne ha fatto l’antesignano dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, di Mussolini che ne lodava la dimensione rurale, il rispetto per le gerarchie e la semplicità d’animo, della sinistra che lo ha visto come un precursore del pacifismo, per non parlare di chi lo considera come un anticipatore del vegetarianesimo. San Francesco è stato per 800 anni un foglio di carta bianca sul quale ognuno ha disegnato il ritratto che  preferiva e questo per espressa volontà del suo “biografo” Bonaventura da Bagnoregio, interessato a descrivere non un uomo in carne e ossa, ma un santino del catechismo. La dimensione reale dell’esaltazione del Creato in Francesco ha due matrici che sono entrambe iscritte nel contesto culturale e religioso dei primi decenni del 1200. La prima è legata all’ambizione di Francesco di predicare il Vangelo anche ai contadini e ai pastori e quindi riguarda la sua operazione di mimetismo necessario per entrare in contatto con un mondo completamente pagano e immerso nelle superstizioni, nei culti della natura e del primitivismo spirituale. La seconda è l’elaborazione di un bellissimo testo poetico quale è il Cantico delle Creature ad uso e consumo della Chiesa nella sua lotta senza quartiere contro l’eresia dei Catari. Per la prima questione, possiamo dire che Francesco ha vestito i panni dello “stregone” e dello “sciamano”, come ricorda il brillante studioso Andrea Armati, con lo scopo di parlare il linguaggio dei pagani e in questo senso devono essere interpretati episodi famosissimo come la predica agli uccelli o il presepe di Greccio. Nella lotta all’eresia invece, la fortissima sottolineatura dello spirito divino nel mondo della natura ha rappresentato lo strumento per combattere il manicheismo dei Catari che considerava l’uomo come vero figlio di Dio esclusivamente nella sua dimensione spirituale mentre considerava tutto ciò che aveva a che fare con la materia come frutto della creazione di Satana. Evangelizzare i pagani e fornire alla Chiesa un mezzo per non soccombere all’eresia sono state le sue priorità, ma Bonaventura e gli altri scrittori cristiani non potevano certo rendere esplicito questo significato del suo operato perchè la vita di Francesco era essa stessa funzionale ad intenti apologetici, edificatori, di conversione e di pacificazione di un mondo in subbuglio come era quello dei francescani dell’epoca. L’equivoco di un Poverello senza cultura e portato ad amare lupi, cani, uccelli, piante, sorgenti per bontà d’animo e amore cristiano, nasce dunque fin dal primo momento in cui si è cominciato a raccontare le gesta di quest’uomo straordinario con il crisma dell’ufficialità ecclesiastica.

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