Usigni, che è oggi una frazione del Comune di Poggiodomo, collocata a 1000 metri da livello del mare, ha origini antiche. L’attuale abitato è posto su uno sperone roccioso che domina l’intera vallata del Tessino, nel cuore della dorsale appenninica umbra. Probabilmente il suo nome deriva dalla deformazione del vocabolo Usina, antica espressione indicante un opificio. La prima notizia storica che ci è stata tramandata di questo luogo risale al 1121 dove è citato per la prima volta il monastero di San Salvatore, abitato da monaci che professavano la regola benedettina e posto sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Sassovivo di Foligno. Il castello di Usigni, che risale all’epoca longobarda, nel tempo ha rivestito una grande importanza strategica che lo ha reso uno dei fortilizi più muniti del territorio. La fortezza, a causa della sua posizione strategica poiché posta ai confini del comprensorio soggetto al dominio della vicina Spoleto, fu spesso coinvolta nelle violente dispute tra quest’ultimo e la belligerante Cascia.
Usigni è la patria del cardinale Fausto Poli (151 – 1653), il quale, fin dalla sua nomina a sacerdote, ebbe una brillante carriera che nel 1608 lo portò ad entrare nella segreteria del vescovo di Spoleto, il cardinale Maffeo Vincenzo Barberini. Il Poli rimase sempre al fianco del porporato che nel 1623 fu eletto papa col nome di Urbano VIII. A coronamento della sua brillante carriera il Pontefice, il 13 luglio del 1643, nel suo ultimo concistoro, nominò il prelato nativo di Usigni cardinale e vescovo di Orvieto, dove morì all’eta di settantadue anni. Il cardinale Poli volle beneficiare la sua terra natale con importanti opere edilizie, costruite all’interno delle mura castellano e realizzate dai longobardi muratori che operavano a Cascia. Per primo intervenne a restauro ed all’ampliamento del palazzo di famiglia, dove nella piazza antistante, fece erigere due gioielli dell’arte barocca, unici in tutta la Valnerina: l’artistica cisterna in pietra recante sulla base il suo stemma e la monumentale chiesa dedicata a San Salvatore.
L’architettura dell’intero complesso religioso riflette lo stile delle chiese romane del tardo ‘500. La facciata si presente semplice a due ordini con timpano spezzato. E’ divisa verticalmente da quattro lesene in pietra levigata ed orizzontalmente da cornicioni in tre ordini di cui gli ultimi collegati ai fianchi da volute. La parte inferiore presenta una porta rettangolare con un piccolo frontone arcuato abilmente lavorato dagli scalpellini longobardi. L’interno è a navata unica con cappelle laterali secondo l’uso che si aveva in Roma. Tutte e cinque le pale d’altare delle cappelle, commissionate da Fausto Poli a Salvi Castellucci di Arezzo, allievo di Pietro da Cortona, sono state dipinte tra il 1647 ed il 1654.
Nella prima piccola cappella, posta sul lato sinistro della porta d’ingresso, vi è dipinta Rita da Cascia e nella stessa è posta una bella acquasantiera. Nel primo altare si può ammirare l’affresco che immortala l’incontro tra i SS Pietro e Paolo. Quest’opera, poiché non reca né sigle né firme, è da attribuire ai collaboratori di Salvi Castellucci; nel secondo altare, la Madonna del Rosario con i santi Domenico e Caterina da Siena. Nell’ultimo altare si trova il crocifisso ligneo opera della scuola del Bernini ai cui lati sono raffigurati i santi Sebastiano ed Antonio abate. E’ da segnalare che Usigni è anche patria del vescovo Felice Franceschini, che giovanissimo vestì l’abito dei Minori Conventuali di San Francesco nel convento di Santa Maria di Loreto ad Ocosce di Cascia.
Paolo Aramini