Dal veleno di tarantola una speranza per la terapia antidolore

veleno di tarantola

Il veleno di tarantola potrebbe essere efficace per combattere il dolore neuropatico e cronico. E’ quanto affermano alcuni ricercatori australiani in uno studio presentato al meeting annuale della Biophysical Society a Los Angeles. Gli scienziati della University of Queensland di Brisbane hanno infatti trovato che il ProTx-II, una tossina peptidica presente nel veleno di una tarantola del Sud America, la Thrixopelma pruriens, può inibire il Nav 1.7, un importante recettore del dolore.

“Il nostro gruppo si è occupato di capire la modalità di azione della tossina per raccogliere informazioni che ci possano condurre alla progettazione e ottimizzazione di nuove terapie anti-dolore”, spiega Sonia Troeira Henriques, senior research officer all’Institute for Molecular Bioscience dell’ateneo australiano. Milioni di persone vivono infatti con dolore cronico e neuropatico, in larga parte perché i trattamenti correnti spesso hanno dei limiti nel sollievo dalla sofferenza, pesanti effetti collaterali e possono creare dipendenza.

“I nostri risultati mostrano che la membrana cellulare gioca un importante ruolo nella capacità di ProTx-II di inibire il recettore del dolore -spiega Henriques -. In particolare, le membrane cellulari neuronali attraggono il peptide verso i neuroni, aumentando la sua concentrazione vicino ai recettori del dolore e bloccando il peptide nel giusto orientamento per massimizzare la sua interazione con il bersaglio”. Sulla base dei risultati, il team sta ora progettando nuove tossine con una maggiore affinità per la membrana cellulare e minori effetti collaterali.

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