Coronavirus e solidarietà: aiutiamo il nostro “Posto del cuore”

posto del cuore

Nasce l’iniziativa “Posto del cuore”: un’idea nata da giovani sabini per offrire ai ristoratori una speranza per il futuro 

Siamo in un momento difficile perché l’umanità è sotto attacco a causa di un virus che i ricercatori e i medici non hanno potuto ancora fermare. Alcuni miliardi di persone sono in quarantena e per questo, costretti a vivere in casa nell’attesa di poter tornare alla vita che tutti desideriamo, quella di sempre.

E’ un momento questo nel quale fioriscono azioni di solidarietà e idee nuove. Una delle idee geniali è quella venuta ad un gruppo di giovani, con i quali collabora la sabina Gaia Ricci di Castelnuovo di Farfa. Il team under trenta (Casarosa, Aquilani, Shahini, Haghighi Ricci, Gallicani e Paola) ha preso a cuore la sorte di un milione e mezzo di lavoratori impiegati in oltre mezzo milione di ristoranti e locali affini che sono chiusi da un mese e rischiano di non riaprire mai più.

L’obiettivo è quello di aiutare il nostro ristorante o locale del cuore, prenotando fin da oggi la cena o il pranzo che, con il compagno, i familiari o gli amici, organizzeremo, speriamo presto, alla fine del lockdown nazionale. Si darebbe così una mano ad avere futuro al nostro posto del cuore, ovvero quello dove abbiamo passato momenti dolci e importanti della vita. Come funziona? Se sei un cliente basterà andare sul sito di “Posto del cuore, ricercare il tuo ristorante preferito e scegliere un buono da comprare, valido per una consumazione futura. La modalità di pagamento è facile ed immediata: bonifico, paypal o satispay. Il ristorante percepirà immediatamente il denaro del buono.

Se sei un ristoratore e vuoi registrarti alla piattaforma, basterà compilare il form d’iscrizione nella sezione “Sei un’attività”. Un applauso a questo gruppo di giovani che senza nessun interesse personale ha individuato una modalità per aiutare tanti lavoratori ed esercizi a rischio. Una bella iniziativa che potrebbe portare un po’ di ossigeno a uno dei settori colpiti dalla chiusura totale del nostro paese per coronavirus.

Giuseppe Manzo

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