Psicologia: 7 italiani su 10 con l’ossessione del telefono sempre in mano

ossessione telefono

Ossessione telefono. Circa 7 italiani su 10 (72%) hanno lo smartphone sempre in mano e lo utilizzato soprattutto sui mezzi pubblici (78%), nel luogo di lavoro (69%) e persino in vacanza (41%). E’ quanto emerge da uno studio realizzato coinvolgendo 4.500 persone tra i 18 e i 65 anni attraverso un monitoraggio online (Web Opinion Analysis) sui principali social network – Facebook, Twitter, YouTube – blog e community interattive, per il lancio della campagna ‘Coppa Libera Tutti’.

Stando a questi i numeri, anche gli italiani sono vittime della dipendenza battezzata dagli esperti internazionali ‘Sindrome da Hand-Phone’, perché risulta capace di ipnotizzare le persone davanti ad uno schermo, tanto che sono obbligati ad utilizzare solo la mano libera pur di non staccarsi dal cellulare. Il 77% degli italiani possiede almeno uno degli 83 milioni di smartphone attivi nel Belpaese, utilizzati per navigare sui social e per le ‘tradizionali’ chiamate, che arrivano a 130 milioni ogni giorno.

Per avere di nuovo le mani libere, secondo 9 esperti su 10 (87%) il primo passo da fare è imparare a spegnere lo smartphone ed essere in grado di capire quando è il caso di ‘staccare’. Si può approfittare del tempo libero per fare diverse attività come leggere un libro (75%), fare una passeggiata in bici o sport in genere (63%) coltivare la passione per il pollice verde (61%), concedere un massaggio al proprio partner (57%), sperimentare in cucina (53%) gustare un gelato in compagnia (52%). Staccarsi dallo smartphone non è semplice. Due italiani su 10 (19%) lo adoperano per circa 6 ore al giorno, percentuale che sale al 42% tra più giovani, mentre il 21% si attesta sulle 4 ore. Il 41% si limita a 2 ore, mentre il 19% riesce a fare a meno del cellulare e lo utilizza meno di un’ora al giorno.

I ‘mobile-dipendenti’ sono più donne (58%) che uomini (43%), hanno principalmente 18-24 d’età (67%), 35-54 (56%) e 13-17 (31%).

“Il problema non è quello di liberarsi completamente dalla tecnologia – afferma il sociologo Francesco Mattioli, professore di scienze sociali all’Università di Roma La Sapienza – ma quello di saper governare la tecnologia senza diventarne schiavi. La società di oggi, che è fondata su tecnologia e consumi, spesso mescola questi due ingredienti e crea ‘zombie incontinenti’. Non si tratta di disintossicarsi, ma di imparare a usarlo, metaforicamente come si fa con un coltello, che si usa per tagliare il cibo ma non per farsi o fare del male. E’ necessario che l’interazione diretta, più difficile e complicata, non sia progressivamente sostituita da quella indiretta, meno impegnativa e compromettente”, avverte l’esperto.

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