Tutela dei beni culturali: un problema di tutti. Intervista al Ten. Col. Guido Barbieri

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Che cos’è un bene culturale? Come si tutelano i beni culturali? Come si investiga nel campo dell’arte? Quali sono le opere più importanti che sono state rubate? E quali quelle ritrovate? Ne parliamo con il Ten. Col. Guido Barbieri, Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Umbria.

 

La tutela dei beni culturali italiani: un dovere imprescindibile che riguarda ogni singolo cittadino, un problema primario per una Nazione come la nostra, un obbligo non solo morale per chi vive in Italia o per chi, attratto dalla sua bellezza e la sua unicità, decide di visitarla.

In Italia, dal 1969, opera il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, reparto speciale dell’Arma dei Carabinieri, unico al mondo nel suo genere, creato con lo scopo di prevenire e reprimere le azioni delittuose in materia di beni culturali.

I numeri parlano chiaro: le opere (conosciute) che mancano all’appello sono 1.240.565, i furti denunciati 64.849 ed il volume d’affari annuo che sviluppa il traffico di opere d’arte è di circa 5 milioni di dollari, secondo soltanto al traffico d’armi e di droga ed ai reati finanziari.

Approfondiamo l’argomento insieme al Tenente Colonnello Guido Barbieri, Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Umbria, che incontriamo nella sede del Nucleo: sulla scrivania il catalogo delle opere trafugate dai Nazisti durante il secondo conflitto mondiale ancora non rientrate in Italia, stilato dal celeberrimo Rodolfo Siviero.

Dottor Barbieri, da Ferrara, sua città natale, a Perugia: quali sono i percorsi che l’hanno condotta a lavorare nell’ambito della tutela dei beni culturali ed approdare in Umbria?

“Sono qui in Umbria grazie ad una serie di fortunate coincidenze. Noi ufficiali dell’Arma dei Carabinieri ruotiamo ciclicamente prendendo il comando dei vari nuclei a seconda delle esigenze, non ci sono quindi ufficiali che svolgono, lungo tutta la loro carriera, la loro attività in un unico ambito di lavoro; ciò permette un arricchimento del bagaglio di esperienze che può essere comunque utile in ogni settore ci si trovi ad operare. Per quanto mi riguarda, dopo aver assunto, per otto anni, il comando del nucleo tutela del patrimonio beni culturali per il Piemonte e Valle d’Aosta, nel 2008, sono stato destinato alla sezione investigazioni scientifiche del nucleo investigativo provinciale di Torino dove sono rimasto per un anno e mezzo, per poi assumere il comando dell’NTPC dell’Umbria”.

Che cosa significa, a suo avviso, tutela del patrimonio? E che significato assume la ricerca di beni artistici?

“Per noi Carabinieri tutelare il patrimonio significa cercare di preservare il patrimonio culturale che abbiamo ereditato ed andare a ricercare ciò che nel corso del tempo è stato deturpato o sottratto, tutto ciò attraverso la prevenzione, la repressione del reato e la conseguente valorizzazione del bene”.

Si ha un’idea numerica di quanti siano i beni culturali presenti in Italia?

“Il numero è sterminato e, praticamente, incalcolabile, anche perché la definizione di bene culturale è amplissima: ogni oggetto, mobile, immobile o paesaggio, può avere un valore economico, affettivo, sociale, antropologico, storico che comunque va salvaguardato. Tutte le opere d’arte conosciute sono catalogate dalle Soprintendenze, ma quelle trafugate, ad esempio dai tombaroli, sfuggono ad ogni elenco che, oltretutto, è sempre in continuo aggiornamento. L’arte e la storia dell’arte sono materie in continua evoluzione e revisione, pensi ad esempio alle attribuzioni dei dipinti, che possono variare nel tempo mutando il valore di un’opera antica a seconda di chi l’ha eseguita. Il nostro patrimonio è immenso ed inestimabile, l’attività dei Carabinieri, oltretutto, si estende anche alle opere d’arte straniere trafugate che potrebbero essere presenti in Italia”.

La vostra attività investigativa differisce da quella degli altri nuclei?

“La nostra attività è, come per tutte le forze di polizia, concentrata nella prevenzione e repressione dei reati. Nel caso specifico, reati che riguardano tutto ciò che il Codice dei Beni Culturali definisce bene culturale”.

Cosa si intende, di preciso, per “Bene culturale”?

“La risposta è nell’art. 2 del Codice di Beni Culturali al quale noi facciamo riferimento, che così recita: “Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà. Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati all’articolo 134, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge. I beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della collettività, compatibilmente con le esigenze di uso istituzionale e sempre che non vi ostino ragioni di tutela” .

Una definizione amplissima…

“Vero, non è semplice attribuire ad ogni oggetto un valore certo, basti pensare alle opere d’arte antiche, la cui attribuzione ad un artista piuttosto che ad un altro può variare con il tempo, in base a nuove ricerche e studi, oppure, in ambito contemporaneo ad oggetti di uso comune o opere d’arte il cui valore può oscillare; un esempio di come sia labile il confine che determina un bene di interesse culturale è costituito dalle macchine prodotte dalla Olivetti di Ivrea: con il passare del tempo, da macchinari obsoleti, con il vincolo posto dal Ministero sul Museo della Olivetti sono diventate, a tutti gli effetti, patrimonio culturale”.

Entrando nel vivo delle vostre attività investigative, quali sono gli strumenti che utilizzate per le indagini?

“Alla ricezione di una denuncia le pratiche classiche di investigazione, supportate dagli strumenti tecnologici, sono quelle che danno maggiori risultati: verificare se sul territorio ci sono soggetti già schedati per quel tipo di delitto, fare uno screening delle persone che gravitano nei luoghi di riferimento dell’opera d’arte e dei suoi proprietari, fare verifiche incrociate tra chi ha precedenti e la possibile presenza sul territorio in concomitanza dell’evento, testimonianze, telefonate, tabulati di persone attenzionate, ecc.

La modalità quindi non differisce tra lo spaccio, la criminalità organizzata o l’arte. Il nostro strumento più importante è comunque la Banca Dati dei beni illecitamente sottratti gestita dal nostro comando dove è possibile trovare le schede di tutte le opere ricercate”.

Per quanto riguarda invece le attività di prevenzione?

“Le nostre attività di prevenzione si attuano attraverso il controllo di attività commerciali, mercati antiquari, siti di vendita online, insediamenti archeologici oltre a beneficiare della capillare presenza dei Carabinieri sul territorio”.

Quali sono le opere di maggior interesse che state ricercando attualmente?

“A livello internazionale sicuramente la Natività del Caravaggio, che è stata trafugata nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo. Su questa opera sono state fatte mille ipotesi, compresa quella dello smembramento; io sono portato a ritenere che, dato il valore dell’opera, che è noto a tutti, incluso a chi l’opera l’ha trafugata, l’interesse maggiore sia quello di lasciarla integra, cosa che ci auguriamo tutti”.

A livello regionale? Qual è il pezzo Umbro di maggiore importanza che state cercando?

“Ad oggi il pezzo umbro più rilevante è la Madonna del Melograno, una tempera su tavola Quattrocentesca attribuita al pittore Pier Francesco Fiorentino che è stata rubata a Gubbio nel 1979, ed è il pezzo sul quale la nostra attenzione è massima”.

E per quanto riguarda i successi? Qual è stato il pezzo di maggior pregio che ha avuto la fortuna di recuperare? E quale il recupero più singolare?

“Quello che ha fatto più scalpore è stato il recupero della tavola, che stava per essere venduta da una casa d’aste estera, della Madonna col Bambino attribuita a Pinturicchio, attualmente esposta alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Tenga presente che il Nucleo di Perugia è attivo da soli tre anni e, dalla sua costituzione, è stato impegnato, purtroppo, nel recupero e la messa in sicurezza dei beni culturali coinvolti dal sisma del 2016. All’epoca al comando del Nucleo era il ten. Col. Gennaro Nasti che tanto si è speso per mettere in salvo le opere colpite dal terremoto ospitate attualmente nel deposito di Santo Chiodo.

Per quanto riguarda invece il recupero più rocambolesco ed improbabile, posso citare il rinvenimento di alcune opere rubate al Museo di Bettona, che sono state ritrovate in una casa privata nelle Antille, pervenute lì a fronte di un pagamento per una partita di droga, per il recupero delle quali abbiamo impiegato molto tempo: il proprietario godeva di protezioni a livello politico ed abbiamo dovuto attendere che si instaurasse un nuovo governo, opposto al precedente, per poter rimpatriare i beni”.

Quelli toccati sono solamente alcuni dei molti argomenti, di estremo interesse, che riguardano l’attività di tutela del patrimonio culturale, penso agli scavi clandestini non ancora considerati reato penale, alla legge del 1909 sul rinvenimento dei beni archeologici, alle differenze tra furti su commissione e furti per ricettazione, agli escamotage per trafugare le opere d’arte, al ruolo della criminalità organizzata…

“L’argomento in effetti è molto vasto, tengo a ricordare anche il ruolo del nostro Comando a livello internazionale. Siamo presenti in diverse parti del mondo sia allo scopo di formare le forze di polizia locali, sia per fornire il nostro aiuto sugli scenari di crisi. A casa nostra è indispensabile la formazione di una coscienza comune che, nel nostro Paese, purtroppo, ancora in gran parte manca, per quanto mi riguarda cerco di essere presente a convegni ed incontri, anche e soprattutto nelle scuole, per portare la mia testimonianza e cercare di dare il mio contributo in questo senso”.

L’attività del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, che quest’anno festeggia i suoi 50 anni, ha consentito (al 31 dicembre 2018) il recupero di 801.851 oggetti d’arte, il sequestro di 1.101.618 reperti archeologici, il sequestro di 1.362.482 oggetti falsi e l’arresto di 1.374 persone.

L’Italia, grazie all’esperienza maturata, è un paese guida nel mondo riguardo alla tutela del patrimonio culturale, rubo, in chiusura, le parole del ministro Franceschini pronunciate proprio in occasione di un convegno sui 50 anni del Comando: “La cultura è la prima identità che dobbiamo valorizzare e difendere, in un momento in cui il Paese ha tanto bisogno di riscoprire il suo orgoglio”.

Benedetta Tintillini

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