Andy Warhol: l’indagine di Pitzianti su un celeberrimo sconosciuto

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In tutte le librerie il volume “Andy Warhol Indagine sul re della Pop Art” di Enrico Pitzianti edito da Diarkos.

 

Warhol non si discute e non si sceglie: siamo tutti immersi continuamente nelle sue iconiche immagini, tanto da essere entrato, volenti o nolenti, nel bagaglio culturale di ognuno di noi da sessanta anni a questa parte.

Un fiume di pubblicazioni hanno celebrato, denigrato, analizzato, criticato la sua arte e la sua vita mentre non passa anno che non vengano organizzate mostre con le sue celebri opere. Ad una numerosissima serie di pubblicazioni, complice la pandemia che ha “regalato” a tutti molto tempo libero, l’autore ha attinto e si è documentato offrendo il suo contributo alla discussione con il volume “Andy Warhol Indagine sul re della Pop Art”.

Pitzianti stesso si pone il quesito della necessità o meno dell’ennesimo volume dedicato al genio della Pop Art, ed in un colloquio continuo con il lettore perviene insieme a noi alla risposta che si, ci voleva, per ampliare la discussione con ulteriori riflessioni arricchite da un parallelo con la nostra quotidianità, nei confronti della quale l’astro di Warhol non risulta assolutamente sbiadito o démodé: l’artista americano di origine slovacca era talmente avanti, anche come approccio alla tecnologia e ai nuovi mezzi di comunicazione da risultare, oggi, attuale più che mai.

Le serigrafie di Warhol sono le più riprodotte al mondo, probabilmente insieme alla Gioconda, ed ognuno di noi ha un vissuto da poter associare a quelle immagini. E’ la famosa “aura” dell’opera d’arte (o l’assenza di essa – chissà cosa ne avrebbe pensato Warhol) celebrata da Walter Benjamin: la sua unicità nonostante la facile riproducibilità, soprattutto oggi, nell’epoca della moltiplicazione infinita. Con queste tematiche Warhol ci “giocava”, tra l’elevazione del prodotto di massa a opera d’arte (con conseguente elevazione della massa ad élite) e la sua ripetitività che lo svuotava del suo significato per diventare tratto puramente estetico, celebrava il suo genio adottando una tecnica, la serigrafia, che permetteva una rapida realizzazione dell’opera sulla la quale il suo unico apporto era la distribuzione dei colori sgargianti e psichedelici.

Furbo pubblicitario, genio ispirato, intellettuale che adorava la trasgressione o semi ignorante ma navigato generatore di immagini che producevano soldi a go go? Al termine del libro ognuno perverrà, forse, alla sua conclusione, sta di fatto che l’eccezionalità di Andy Warhol sta proprio nell’aver attraversato epoche e gusti senza vedere minimamente scalfito il suo fascino: accettato, infine, dai benpensanti ed esaltato dalle minoranze alle quali, per la prima volta con decine di anni di anticipo, ha offerto la ribalta mondiale e visibilità.

Warhol e la politica, Warhol e la religione, Warhol e le sue radici, Warhol e la tentacolare New York, Warhol ed il suo rapporto con i frequentatori della sua Factory: Pitzianti tenta di dare una lettura a tutti questi ed altri aspetti che hanno sicuramente concorso alla creazione della figura del mitico, affascinante, intrigante e misterioso re della Pop Art e della rivoluzione culturale degli anni ’60.

Benedetta Tintillini

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