Roma, Mostre. Le numerose irregolarità a Villa Medici

le numerose irregolarità

Le numerose irregolarità
Tatiana Trouvé e Katharina Grosse
fino al 29 aprile in mostra a Villa Medici, Accademia di Francia, Roma

di Fabiana Carucci
Direttore editoriale Italianbabylon.net

Loro sono due tra le maggiori interpreti dell’arte contemporanea mondiale ed hanno scelto la magnifica postazione capitolina per realizzare le personali ultime visioni artistiche del vivere odierno.

Le numerose irregolarità è una mostra a due firme, che unisce altrettante anime artistiche, solo apparentemente troppo distanti ed inconciliabili nella loro quasi opposta visione del mondo e che, proprio per questo, risultano dare una completezza disarmante nel combinare tanta diversità.

La mostra nasce all’interno dell’ambizioso progetto UNE, voluto dalla direttrice di Villa Medici, Muriel Mayette- Holtz, sotto la cura di Chiara Paris. Qui, la combinazione Grosse Trouvè, rispecchia a pieno l’intento del progetto volto a favorire il confronto artistico tra idee diverse, il dialogo interculturale ed intergenerazionale, che ha dato e da vita a combinazioni impensabili, come questa che ha portato al connubio fra le due realizzazioni artistiche in mostra. La Grosse infatti fa della pittura il suo cardine espressivo, mentre la Trouvè ama viaggiare tra le possibili infinite combinazioni del disegno.

Accolgono i visitatori le sculture di Tatiana Trouvè, “Somewhere in the solar System” e “The Great Atlas of Disorientation” realizzate nel 2017 con forme di capanne metalliche, in cui sono incorporate mappe di migrazioni antiche e moderne, ad evocare il flusso migratorio protagonista delle epoche. A fargli eco le opere Notes on Sculptures, September 15th, “Jill” 2016 e “Peter” 2016, rivolte alla tela dipinta “Senza Titolo” (2013/2018) di Katharina Grosse. Le tele di seta eterea, mossa volutamente dal vento che entra in sala dalle finestre secolari, ben espongono la leggerezza dell’essere, in contrasto netto con la solidità del bronzo delle capanne, stazione e segno di un errare umano senza pace che sigla questo nostro tempo.

Qui le sculture tridimensionali della Trouvè si oppongono magistralmente alle eteree ed impalpabili realizzazioni pittoriche della Grosse, per cui è il colore stesso a plasmare e dar dimensione ad ogni opera. Concetto questo ben sottolineato e confermato dall’opera realizzata proprio all’interno dell’ingresso del Palazzo di Villa Medici, in cui trionfano tronchi secolari ricavati da un pino romano che venne piantato proprio nei giardini della Villa oltre 150 anni fa. Abbattuto di recente poiché malato, il pino ha trovato nuova vita attraverso il suo tronco diviso in più parti e colorato, poggiato poi in una combinazione artistica su una lunga tela colorata che ricopre l’intera scalinata: l’assemblaggio dei tronchi e la loro colorazione da vita e voce all’opera “Ingres Wood” (2018), in cui lo spettatore riesce perfino a divenire parte viva, nel suo camminamento, quasi sacrilego, sopra  la tela variopinta su cui sono collocati i tronchi colorati, a fondersi in un tutt’uno con la tela sottostante, in cui è il colore il vero protagonista ed espressione del tutto.In netto e forte contrasto, in un perfetto contrasto oseremmo dire, chiudono la mostra le realizzazioni di vetro e metallo a firma di Tatiana Trouvè: le “Wander Lines (2016) e “Les Indéfinis”; le opere si susseguono in un percorso ondulato e mostrano così il tormento di una “continua e faticosa ricerca di connessione”, come l’artista stessa sottolinea, alla ricerca continua di una fusione e di una quasi impossibile, definitiva collocazione.

Post correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.