Perugia: San Pietro, la basilica delle meraviglie

dio femmina san pietro

La basilica di San Pietro a Perugia è un luogo di eccezionale valore per la sua storia e per la collezione di opere d’arte che custodisce al suo interno

 

Una delle più ricche e maestose chiese di Perugia, una raccolta d’arte talmente considerevole da essere seconda, in città, solo alla Galleria Nazionale dell’Umbria, e tale da rendere impossibile, almeno per me, una minuziosa descrizione.

Mi affiderò alla memoria storica ed all’immensa cultura del priore, Padre Martino Siciliani, per concentrare l’attenzione solo su alcune delle opere che la chiesa racchiude, testimoni della lunga vita di questo sito d’arte e devozione, dove la leggenda si mescola alla storia, rendendo l’atmosfera, se possibile, ancor più coinvolgente.

L’architettura a tre navate stordisce per la ricchezza di tele, dipinti, affreschi, che costudisce (circa 150), percepibili solo dopo un primo senso di disorientamento.

La prima “sorpresa”, secondo me la più intrigante e degna di nota, è un affresco che si trova all’esterno, al lato destro del portone d’ingresso, dove campeggia l’immagine di una donna con tre teste assisa in trono: scopro con meraviglia che è l’iconografia di Dio al femminile, immagine che rimanda al profondo significato di Dio inteso come madre, legato alla creazione. Tale immagine, di scuola giottesca, rarissima, per lungo tempo fu occultata alla vista essendo considerata blasfema; è sempre per questo motivo che su di lei non esiste alcuna documentazione, aspetto che alimenta la curiosità ed il mistero.

I primati di San Pietro, per costruire la quale, nel X secolo, furono utilizzati anche materiali di recupero di un vicino tempio dedicato a Giove, non sono finiti: sulla parete interna, sovrastante la porta d’ingresso, trova alloggio la tela più grande d’Europa (74 mq): il soggetto è il trionfo dell’ordine benedettino, con san Benedetto al centro, i benedettini viventi sotto il Sole e la Luna, i trapassati sopra le nuvole. La tela si presta, come le altre 10 posizionate sopra le arcate delle navate, a due tipologie di lettura: guardando con attenzione, il sole e la luna formano le pupille di un drago, che simboleggia il peccato, che insidia i benedettini viventi ma che non può danneggiare quelli già beati.

Nella navata di sinistra, un crocifisso ligneo dalla perfetta anatomia racchiude anch’esso due piccoli segreti: a seconda del punto di vista dal quale lo si osserva, il volto di Gesù assume due atteggiamenti diversi, da un lato un atteggiamento “siziente”, cioè assetato, con gli occhi semichiusi e la bocca leggermente aperta, dall’altro lato abbandonato alla morte, con occhi e bocca chiusa. Il secondo piccolo segreto è un meccanismo rinvenuto all’interno del crocefisso durante un restauro, che permetteva, al passaggio della processione, di far uscire la lingua di Gesù desideroso di bere.

Una colonna della navata sinistra, curiosamente decentrata rispetto alla sua base, è la “protagonista” del cosiddetto “miracolo della colonna”. Durante i lavori di costruzione della chiesa, e precisamente durante l’erezione di questa colonna monolitica, un errore di manovra provocò la caduta della stessa, fermata con un segno di croce da Pietro Vincioli, il fondatore della chiesa, prima che uccidesse gli operai che si trovavano sotto di lei.

Recentemente un altro tesoro si è aggiunto ai tanti costuditi all’interno della basilica di San Pietro: un tempio paleocristiano, del I secolo d.C., è stato rinvenuto sotto il pavimento della chiesa. Questa presenza così antica, coetanea degli apostoli, sta a testimoniare che da sempre questo sito è stato considerato sacro ed è stato dedicato alla preghiera. E’ bello, e non del tutto fantasioso, poter pensare che san Pietro, durante le sue visite alle varie comunità intorno Roma, possa essere passato anche di qui.

di Benedetta Tintillini

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